Virus: Zucchetti punta sul telelavoro, Giordini resiste in fabbrica

Alla Centro Sistemi su 200 dipendenti 130 al Pc di casa. Leader Federorafi: avanti finchè ci sono scorte. Bernini: "Fermandoci regaliamo mercati alla concorrenza"

giordini

giordini

Arezzo, 15 marzo 2020 - L’imprenditore 2.0 e l’orafa ancora legata (per necessità) alla produzione fisica. Fabrizio Bernini, presidente della delegazione aretina di Confindustria sud, e Giordana Giordini, numero uno della Federorafi locale, una dei settori portanti della stessa associazione degli industriali. Due figure importanti, due modi diversi di reagire all’emergenza virus che ha investito in pieno il principale sistema manifatturiero della Toscana in termini procapite. Il primo ricorre massicciamente al telelavoro, la seconda invece è asserragliata in fabbrica, almeno finchè durano le scorte per continuare a produrre.

Mentre intorno a loro si fermano nomi storici come UnoAerre e Baraclit, mentre si mormora dei dubbi di Prada, mentre altre grandi aziende come Abb (l’ex Power One) decidono comunque di andare avanti, rispettando i termini dell’accordo di ieri sindacati-industriali-governo: almeno un metro di distanza fra un lavoratore e gli altri (meglio due, magari dividendo i dipendenti per turni) e guanti in lattice per tutti.

Per le mascherine si vedrà, ma non sono ancora obbligatorie. La Zucchetti Centro Sistemi di Bernini è una nuova frontiera dell’industria aretina. La produzione fisica di robot e altro materiale elettronico è totalmente delegata a ditte esterne, i 200 dipendenti di Montevarchi fanno soltanto progettazione e creazione di software, così come i colleghi delle filiali di Milano (una cinquantina) e Parma (altri quindici).

Ecco dunque, come spiega il presidente di Confindustria, che da lui è possibile il ricorso massiccio allo smart working, il telelavoro appunto. Dei 200, dunque, 130 stanno già chiusi in casa davanti a un computer col quale possono continuare l’attività a distanza. Gli altri 70 invece restano nella sede principale, ma in spazi molto più rarefatti che consentono di evitare il più possibile il contatto fisico.

Bernini si è anche dotato di una telecamera termica che misura la temperatura. Se mai dovesse capitare che qualcuno ha la febbre, sarebbe automaticamente rimandato a casa, come negli aeroporti e nei grandi ospedali.. I 50 di Milano sono già tutti passati al telelavoro, qualcuno è in quarantena, ma Zucchetti in queste condizioni è in grado di non fermarsi e anzi di regalare alla comunità, come i mille ossimetri (misuratori di ossigeno nel sangue, fondamentali per una malattia respiratoria) che sono stati acquistati e consegnati all’ospedale di Lodi.

«Sarebbe il caso di fermarsi del tutto - riflette Bernini - per rompere la catena del contagio. Ma dovrebbe essere una misura europea, non italiana. Se ci blocchiamo adesso, regaliamo soltanto spazi di mercato alla nostra concorrenza». E’ anche per questo che al momento resiste Giordana Giordini, amministratrice della ditta di famiglia di Pieve al Toppo. Certo, ammette, lo stop di UnoAerre è un segnale forte, per tutto il settore, ma una cosa è avere 300 dipendenti come il gigante dell’oro, un’altra è averne un decimo come Giordini.

Fa la differenza nel modo di organizzarsi per l’emergenza, nel senso che gli spazi e i ritmi sono totalmente diversi. I lavoratori della presidente di Federorafi possono entrare negli spogliatoi uno a uno o a gruppetti ridotti, possono lavorare in ambienti fisici più distanziati. E’ per questo che i Giordini hanno deciso di andare avanti, finchè riescono a farcela.

Per quanto ancora? Una settimana, dieci giorni di autonomia, dice lei, anche grazie alle scorte. L’obiettivo è soddisfare gli ordini che ci sono (finchè ci sono aerei che li consegnano nei mercati esteri come Dubai) e preparare un po’ di gioielli per il dopo, per quando si ripartirà, quel futuro che per ora appare così incerto.