"Il treno è troppo affollato, dovete scendere". Pendolari scaricati in mezzo alla campagna

Arezzo, superata la capienza consentita dalle norme anticovid: i passeggeri del locale in piedi lasciati a terra nella stazioncina di Ponticino

Pendolari (foto di repertorio)

Pendolari (foto di repertorio)

Arezzo, 22 settembre 2021 - Li hanno fatti scendere quasi in aperta campagna, nella stazioncina sperduta di Ponticino, l’ultima prima di arrivare ad Arezzo. Il treno è troppo affollato, hanno spiegato gli addetti di Trenitalia, siamo oltre la percentuale dell’80 per cento consentita dall’ultimo decreto del governo. Risultato: per la prima volta, almeno nell’Aretino, decine di passeggeri, praticamente tutti quelli che erano rimasti in piedi, a occhio e croce quelli che sul locale erano saliti per ultimi, hanno dovuto districarsi nella strettoia di sardine in cui si erano faticosamente sistemati e accomodarsi (si fa per dire) sul piazzale della stazione, non molto attrezzata fra l’altro per ospitare una folla del genere. E ora? hanno chiesto. "Ci spiace, ma dovete aspettare il prossimo treno". Che, sia detto fra parentesi, a Ponticino, dove le fermate non sono esattamente frequentissime, è il classico treno che si chiama desiderio.

E’ successo nella mattinata di ieri, quasi al termine del solito viaggio da pendolari assembrati per definizione, fra gente in gran parte dotata di Green pass, anche se sui regionali non è richiesto. Ma a che ci serve la carta verde se poi dobbiamo viaggiare come in una tonnara? Questo il senso della polemica che è subito esplosa sulle chat dei pendolari e sui social. Anche perché, si dice, bastava non far salire altri passeggeri su un convoglio ormai strapieno.

L’odissea del locale 18739, partito da Firenze Santa Maria Novella alle 6,24, uno di quelli che fermano ovunque, comprese le stazioncine, comincia all’arrivo nel Valdarno aretino, dopo il treno ha già raccolto tutti i pendolari possibili di quello fiorentino. A San Giovanni è già caos: in attesa ci sono pure quelli che di solito prendono il regionale veloce di poco precedente, ma che stavolta è in ritardo di quasi mezz’ora. Col risultato che il locale diventa l’unico mezzo possibile per raggiungere Arezzo in tempo per andare al lavoro o a scuola.

La ressa cresce poi man mano che il treno effettua le fermate successive: Montevarchi e Bucine. Sembra di stare sul treno della Locomotiva di Guccini: correva l’altro treno ignaro e quasi senza fretta. Anche questo si addentra nel tratto delle vecchie gallerie di Bucine, quel percorso che la Direttissima ha fatto dimenticare a chi utilizza Intercity e Frecce, lento e zeppo come un uovo. Finché qualcuno non fa i conti e si rende conto della situazione irregolare, che viene risolta col metodo spiccio sopra ricordato alla successiva fermata di Ponticino, il paese di Pupo, comune di Laterina-Pergine, ma nel quale si comincia a immaginare la sagoma di Arezzo. Nessuno contesta che il locale fosse sopra l’80 per cento dei posti, ma allora perchè, si chiede, far salire ancora passeggeri? Non era meglio bloccarli nelle rispettive stazioni?

L’ultima beffa, raccontano i pendolari (quelli del Valdarno sono raccolti in un comitato particolarmente agguerrito) sui social viene dagli altoparlanti del treno: "La Regione Toscana ha adottato misure speciali insieme a Trenitalia per contenere il virus, telefonate al numero tal dei tali per saperne di più". A Ponticino, ahinoi, del telefono hanno avuto bisogno soprattutto per sapere quale fosse il treno successivo. Della serie quando il locale non è nemmeno un desiderio, solo un miraggio.