Paralisi grandi opere: al palo con la Due Mari anche raccordo e terza corsia

Dopo i fatti di Genova società autostrade sotto scacco del governo e tira i remi in barca sui principali investimenti: la città rischia di pagare un prezzo salatissimo

Tante le strade che saranno risistemate con nuovo asfalto e nuove fognature

Tante le strade che saranno risistemate con nuovo asfalto e nuove fognature

Arezzo, 18 novembre 2018 - Di progressivo nelle grandi opere aretine (che poi grandi lo sono solo sulla carta, cantieri zero) c’è solo la paralisi. L’assessore regionale ai trasporti, l’aretinissimo e potente Vincenzo Ceccarelli, ha lanciato l’allarme Due Mari, ma se davvero tira aria brutta, non è solo l’Eterna incompiuta a essere investita. Perchè altrettanto precari, anzi di più, sono la terza corsia in Autosole e il raddoppio del raccordo autostradale per Battifolle, sospesi sul filo di decisioni che si prendono molto lontano da qui e che al momento paiono decisamente ardue.

Già, il Ponte Morandi è lontano almeno trecento chilometri, ma l’effetto Genova si sente eccome. Perchè la Società Autostrade, cui il governo gialloverde pare deciso a revocare la concessione, tira decisamente i remi in barca anche per quanto riguarda l’ampliamento dell’A1 nel territorio aretino. Il ragionamento che i vertici dell’azienda controllata dai Benetton hanno fatto con lo stesso Ceccarelli qualche settimana fa è papale papale: completeremo la terza corsia fino a Incisa, perchè lì i lavori sono già in corso, ma fin quando non si chiarisce la questione della concessione non prendiamo altri impegni.

Vuol dire che nella tagliola resta impigliato l’altro tratto di terza corsia per il quale si era già alla progettazione esecutiva, quello da Incisa fino al casello Valdarno, 18 chilometri per una spesa di 365 milioni. L’ottimismo di un anno fa, quando si parlava di un ampliamento che poteva essere portato a termine in parallelo con quello da Firenza a Incisa, più avanti nei cantieri ma più complesso perchè c’è da scavallare il San Donato, diventa così una brusca gelata.

I tempi si allungano all’infinito, per non parlare dei tratti successivi fino ad Arezzo e poi in Valdichiana, dove al massimo ci sono vecchie carte di progettazione preliminare depositate chissà dove, come ricorda Giovanni Cardinali, ex ingegnere capo della Provincia e ora guru delle infrastrutture per conto dell’associazione industriali. Vuol dire che la sessantina di chilometri di Autosole aretina resteranno il nodo scorsoio cui è appesa la circolazione fra Milano e Roma chissà ancora per quanto. Sopra e sotto (da Orte alla capitale) tre corsie, qui solo due, con un traffico sempre più spesso sull’orlo del collasso.

Non solo, lo stop di Società Autostrade e nuovi investimenti finchè è in ballo la concessione si estende anche al raccordo di Battifolle. Lì, secondo gli accordi sottoscritti nel 2011, avrebbe dovuto essere appunto l’azienda che gestisce l’A1 a pagare il raddoppio, autofinanziandosi con un lieve ritocco del pedaggio al casello di Arezzo. Ma questo patto, peraltro mai diventato esecutivo, presupponeva la certezza della concessione per ammortizzare la spesa di 45 milioni.

Col rischio di revoca cade l’intero castello. E il raccordo, fra i più intasati d’Italia e fra i pochi rimasti a due corsie, rimane più che mai in bilico. Il sindaco Ghinelli ha già detto, dopo gli ultimi incidenti tragici, che vuol parlarne col ministro Toninelli. Chissà se ne uscirà un barlume di luce.