In preda alla tristezza: gli aretini e le reazioni all'isolamento

La ricerca della professoressa Laura Occhini: "Molti fanno registrare anche disturbi dell'alimentazione, del sonno e dell'attività sessuale"

Laura Occhini

Laura Occhini

Arezzo, 2 aprile 2020 - Coronavirus e isolamento, come stanno reagendo gli aretini? Come hanno reagito all’emergenza? A queste domande risponde un lavoro condotto dalla professoressa Laura Occhini, ricercatrice di psicologia dello sviluppo del Dipartimento aretino dell’Università degli studi di Siena. Occhini ha lanciato e messo in rete due test, ‘Reazioni all’emergenza Covid’ e ‘Reazioni all’isolamento’, entrambi hanno registrato migliaia di adesioni da tutta Italia. Isolando le risposte degli aretini, ne è venuto un quadro piuttosto chiaro. Quali sono gli stati d’animo prevalenti in questo momento? «La tristezza, seguita dalla sua gemella nostalgia. La noia, che pure viene sperimentata, è meno significativa dello smarrimento dovuto al distacco dalle relazioni sociali, quelle che più di tutto mancano. Non è quindi la rabbia il sentimento prevalente». La convivenza forzata può essere un problema: come stanno reagendo le famiglie? «Non vengono segnalati, ad oggi, aumenti significativi di conflitto interpersonale e, se vengono dichiarati, rientrano comunque in una forma lieve di espressione e sono perlopiù a carico della relazione fra genitori/figli . I problemi che i genitori di figli minorenni lamentano con più frequenza sono la difficoltà nella gestione del tempo e della noia dei figli, la fatica nel mantenere una quotidianità con lo studio e lo svolgimento dei compiti. Per i genitori di bambini più piccoli, dai 4 ai 9 anni, invece, c’è una preoccupazione nei riguardi della tristezza del figlio per lo smagliamento delle relazioni sociali. C’è da segnalare che uno 0,5% vive con una persona che inasprito comportamenti violenti». Come stanno cambiando i nostri comportamenti? «Le persone intervistate hanno dichiarato di riscontrare alterazioni nel sonno, nell’alimentazione e nell’attività sessuale. C’è un aumento dell’intolleranza nei confronti delle persone che non rispettano le indicazioni sanitarie». Ci sono anche dei risvolti positivi? «Ad esempio, il 27% del campione lavora in smart working. Il 30% di questi ultimi dà un giudizio parzialmente positivo (3 su 5) di questo tipo di esperienza lavorativa, contro un 17% che invece la valuta assolutamente positiva ». E per quanto riguarda la teledidattica, qual è il livello di soddisfazione? «Tra gli studenti più del 70% segue le lezioni con la didattica a distanza e l’esperienza è valutata mediamente positiva nel 38% dei casi, contro un 12% che la valuta eccellente. I docenti, invece, tendono ad essere complessivamente molto meno ottimisti. Da segnalare un 3% di studenti (scuole superiori e università) che non hanno accesso alla connessione».