"Ha provato ad alzarsi, poi è precipitato": morto sull'aliante, il testimone racconta

Budini Gattai è il proprietario dell'aviosuperficie ed era al posto di manovra del verricello. "Ha virato controvento, si è ritrovato senza spinta"

Budini Gattai

Budini Gattai

Arezzo, 18 marzo 2019 - Soffia impetuoso il vento sull’aviosuperficie di Sant’Apollonia, comune di Castiglion Fiorentino, nel pieno della bonifica leopoldina. La manica a vento in cima al pilone tende le sue strisce bianche e rosse e fa un po’ effetto il pensare che proprio l’andare contro quel soffio prepotente sia costato la vita a Enzo Acanti, 73 anni, valdarnese di Faella, schiantatosi al suolo con il suo aliante intorno alle 14, proprio mentre le famiglie stavano terminando il pranzo domenicale.

Fa ancora più impressione che il tutto sia successo quasi dieci anni dopo l’analogo incidente che uccise il fratello più grande Roberto, detto Canarone, ex operaio della Ferriera, che era precipitato a Cavriglia, anche lui in fase di decollo, con l’ultraleggero da lui stesso allestito. E’ il destino, ha le sue ragioni che la ragione non conosce. C’è un solo testimone di quanto è successo fra Castroncello e Montecchio, nella pianura disseminata di antiche leopoldine ai piedi del castello di Giovanni Acuto. E’ Antonello Budini Gattai, proprietario dell’aviosuperficie, ex pilota civile, erede della grande famiglia che per secoli ha posseduto gran parte della Valdichiana.

C’era lui al posto di manovra del verricello che avrebbe dovuto far decollare l’aliante, sarà lui probabilmente il personaggio chiave dell’inchiesta aperta subito dal Pm di turno Angela Masiello. Nessun altro ha visto quanto è successo mentre Acanti cercava di levarsi in volo, nessun altro ha assistito allo schianto nel campo di grano dall’altra parte del fossetto che delimita la pista. E’ ancora stordito, Budini Gattai, quasi incredulo della tragica caduta.

Coi capelli scompigliati dal vento, un maglione rosso e un paio di pantaloni di velluto, racconta in prima persona. «Eravamo - dice ai due lati della pista - io vicino al verricello (poco sopra la rimessa dei velivoli Ndr), lui 800 metri più sotto. Fra noi il cavo che quando scatta trascina l’aliante e lo fa decollare. Lui mi ha dato l’ok e io ho mollato il macchinario». Acanti ai comandi del velivolo ha percorso alcune centinaia di metri e si è alzato in volo, ma «qualcosa non andava».

A quel punto, spiega l’ultimo discendente della dinasty, Enzo avrebbe dovuto «proseguire a dritto e atterrare in fondo alla pista». Invece, «ha virato a destra, controvento, e si è ritrovato senza spinta», con le correnti d’aria che soffiavano in direzione opposta all’aliante.

«Pochi attimi ed è finito in stallo, col velivolo che senza forza è precipitato giù». Budini Gattai fa cenno con la mano al campo, oltre la pista, nel quale il timido verde delle piantine di grano appena spuntate fa uno strano contrasto col chiaro del velivolo, quasi un airone con le ali spezzate, e il bianco del lenzuolo che copre la salma.

L’immediato allarme al 118 non è servito a niente: il valdarnese è morto sul colpo, l’ambulanza è tornata indietro vuota, serviva solo il carro funebre. Sul bordo della pista due automezzi dei vigili del fuoco e un fuoristrada dei carabinieri di Castiglion Fiorentino che hanno svolto i primi accertamenti. Ancora è tutto da chiarire, ci vorranno autopsia e perizie.

Per il momento gli uomini dell’Arma alzano le spalle e indicano Budini Gattai come il solo che ha visto tutto. Il Pm Masiello ha autorizzato la rimozione del cadavere, presto Acanti potrà riposare accanto al fratello. Avevano insieme la stessa passione, il volo, ma come Icaro e Dedalo, che erano però padre e figlio, si sono avvicinati troppo al sole. Almeno così l’ha pensata la divinità maligna che li ha uccisi entrambi.