Salvatore Mannino
Cronaca

Ex Etruria, niente bancarotta per la mancata fusione con Vicenza: Boschi è fuori

Archiviati lui e altri 4 big Bpel: per il Gip erano due istituti in crisi, non sarebbe bastato a evitare il fallimento. Ma Santoni insiste nel chiedere 212 milioni di danni

Pierluigi Boschi

Pierluigi Boschi

Arezzo, 16 ottobre 2019 . Babbo Boschi segna un punto a favore. Dopo le due battute a vuoto che rischiano entrambe di costargli un processo per bancarotta colposa. Stavolta invece l’ex padre più famoso d’Italia (e tuttora il più silenzioso) si libera definitivamente di un’altra accusa fastidiosa, l’ipotesi di bancarotta fraudolenta sulla mancata fusione con la Popolare di Vicenza, che gli gravava sulle spalle insieme all’ultimo presidente Lorenzo Rosi, all’altro vice Alfredo Berni, all’ex presidente Giuseppe Fornasari e all’ex direttore generale Luca Bronchi.

Per tutti il Gip Fabio Lombardo ha firmato il 12 settembre (ma la notizia trapela solo ora) il decreto di archiviazione che era stato chiesto dal pool di Pm della procura da anni al lavoro sul caso di Banca Etruria. Almeno sul mancato accordo con l’istituto veneto, insomma, non si andrà a processo, un’altra tappa del percorso quasi netto che Babbo Boschi aveva infilato nella sua qualità prima di consigliere e poi di ultimo vicepresidente di Bpel e che è stato rovinato proprio in extremis dall’avviso di chiusura indagini di giugno (bancarotta semplice) per le consulenze d’oro e poi dalla decisione di un altro Gip, Piergiorgio Ponticelli, di prendersi una pausa di riflessione prima di archiviare, come suggerito dalla procura, la spinosa questione della liquidazione di Bronchi.

Ma più in generale è una piccola rivincita per quanti da parte aretina condussero le trattative con Gianni Zonin, allora presidente di Bpvi. Il liquidatore Giuseppe Santoni li accusa tutti di aver fatto fallire l’intesa e chiede loro ben 212 milioni di danni nell’azione civile di responsabilità di Roma, l’equivalente di quanto Vicenza avrebbe pagato se l’Opa su Etruria fosse andata in porto. Rosi, Berni e Boschi hanno sempre sostenuto (più silenziosi Fornasari e Bronchi) che non furono loro a far saltare il banco e che in ogni caso a Bpel non sarebbe venuto alcun vantaggio, viste le drammatiche condizioni finanziarie (ma all’epoca ancora non si conoscevano) della popolare veneta, poi messa in liquidazione coatta .

Bene, scrive il Gip Lombardo, «dagli atti che sono stati trasmessi, infatti, risulta che il mancato accordo commerciale - per inciso l’unica che nel periodo contestato si era detta disponibile a una fusione con Bpel - in ragione dello stato di crisi in cui entrambi gli istituti di credito versavano, non è idoneo di per sè a ritenere integrati i reati ipotizzati».

Detto fuori dal paludato linguaggio giuridico, non è affatto detto che un’aggregazione con Vicenza, anch’essa con i suoi guai, sia pure emersi a distanza di tempo, avrebbe evitato il crac. Sempre a giudizio del giudice Lombardo, «sulla scorta degli elementi di fatto che sono stati accertati nel corso delle indagini, non è possibile effettuare alcuna prognosi positiva in merito al nesso causale fra la condotta omessa e il verificarsi dell’evento di danno».

Quando anche, insomma, fosse emerso che i cinque indagati avessero davvero mandato a monte l’accordo, non necessariamente la bancarotta ne sarebbe stata la conseguenza. Un po’ quello che hanno sempre sostenuto gli aretini, Boschi in particolare, che peraltro nega qualsiasi omissione rispetto alla fusione, nell’atto di comparsa con cui si difende nel processo civile di Roma e che La Nazione ha pubblicato in esclusiva qualche giorno fa.

Del resto, tutti gli amministratori di Etruria che allora parteciparono alle trattative hanno sempre raccontato dietro le quinte che fu Zonin a tirarsi indietro all’ultimo momento. Scenario sul quale non è d’accordo il liquidatore: Vicenza, ha detto anche testimoniando nel maxi-processo, era ancora una banca di elevato standing, l’unica possibilità per Bpel di salvarsi. Il caso fusione è chiuso penalmente, ma in sede civile che succede?