SALVATORE MANNINO e SERGIO ROSSI
Cronaca

Inchiesta corruzione, in un file Ghinelli: "Digli ad Amendola di rispettare i patti"

E ancora: mi dicevano "gli vuoi bene al Breda? E allora nominalo". Nella prima registrazione il meccanismo della compensazione. Nella seconda il sindaco e Staderini parlano di come gestire il caso

Amendola e Bardelli

Arezzo, 16 gennaio 2020 - Due i files  recuperati ed estrapolati dalla Digos nel computer dell'ex presidente del Coingas Sergio Staderini. Nel primo, denominato "Amendola", Bardelli spalleggiato da Roggi spiega il meccanismo con cui Amendola avrebbe promesso una compensazione in cambio di pressioni per la sua nomina.

Nella seconda registrazione denominata "Breda", qualche giorno più tardi, il 9 agosto 2016, il sindaco Ghinelli e Staderini parlerebbero di come gestire la situazione venutasi a creare su Arezzo Multiservizi. E qui si innestano le frasi riportate nel decreto di perquisizione. Ghinelli dice a Staderini di aver ricevuto pressioni per sistemare Amendola nella partecipata:  ".., nominalo, perché risolve i problemi al Breda, gli vuoi bene al Breda? Sì, allora nominalo". E ancora il sindaco: "...vorrei che tu intervenissi su Amendola per dirgli di rispettare i patti, che però i patti esattamente non li sa nessuno, so solo che si era impegnato ad aiutarlo."

Nel decreto è riportata pure un altra parte delle conversazioni fra sindaco e Staderini, col primo che rivolto al secondo dice: Lui mi ha detto parlane anche col (Omissis, cioè la persona non è indicata nel decreto), ma il Omissis dov'è? Non lo so, se ancora qui o in Calabria, ho telefonato al Omissis, che era in Calabria... ha fatto ovviamente il pesce in barile, un po' perché al telefono non voleva parlare, un po' perché è una testa di c.." Fin qui le frasi del sindaco, citate alle pagine 3 e 4 del decreto di perquisizione, e raccolte nel file "Breda", cioè il secondo trovato a luglio dalla Digas nella perquisizione del computer di Staderini. Nella prima registrazione, il file "Amendola", risalente al 5 agosto 2016, emerge il meccanismo secondo il quale, secondo Bardelli, sarebbe stata attuata la conversazione. Amendola, spiega il consigliere comunale, avrebbe promesso, una volta amministratore unico, di trasferire i conti correnti della partecipata in un istituto bancario umbro che avrebbe poi facilitato un prestito di un mutuo allo stesso Bardelli "per far fronte - si legge nel decreto - a gravi difficoltà delle sue attività economiche personali".  La seconda registrazione è del 9 dello stesso mese e in essa, appunto, Ghinelli e Staderini parlerebbero del caso di cui sono a conoscenza. Solo le voci dei due risultano nella conversazione.

Se sia una bomba o un petardo lo dirà il proseguimento dell’inchiesta, di sicuro c’è che lo scoppio ha fatto rumore. Parecchio rumore. Arriva a distanza di qualche mese dall’inchiesta Coingas e anche questa volta ci sono di mezzo esponenti della maggioranza che governa la città. Anzi, a dirla tutta, è proprio dal caso Coingas che si stacca una costola d’indagine capace di portare a tre indagati eccellenti: due presidenti di aziende partecipate e un consigliere comunale.

E’ corruzione l’ipotesi di reato che ha spinto il pubblico ministero Andrea Claudiani a indagare Luca Amendola, amministratore unico di Arezzo Multiservizi, Lorenzo Roggi presidente di Arezzo Casa e Roberto Bardelli, consigliere comunale eletto nelle liste di Forza Italia ma poi passato al gruppo misto. Nell’abitazione e nell’ufficio di Amendola a Multiservizi (ma dall’indagine sono esclusi atti della partecipata), ieri gli agenti della Digos hanno effettuato una perquisizione, mirata a computer e telefonini.

Stessa cosa nei confronti di Bardelli e Roggi. Ma da dove viene fuori l’operazione? Eccoci di nuovo al caso Coingas. Da un computer in uso a Sergio Staderini, ex presidente della società del metano e indagato nell’ambito dell’inchiesta, spunta una conversazione nella quale Bardelli, spalleggiato da Roggi, racconta al sindaco di Ghinelli (peraltro del tutto al di fuori dell’indagine) di essere stato contattato da Amendola poco prima della decisione sul vertice di Multiservizi.

Lo stesso Amendola, secondo il consigliere comunale, avrebbe promesso di fargli avere 200mila euro attraverso l’intervento di una banca. In cambio da Bardelli avrebbe dovuto avere un sostegno alla sua designazione ad amministratore unico di Multiservizi, tramite pressioni su chi doveva decidere la nomina.

Ma lo stesso Bardelli, sempre nelle conversazioni ricavate dal computer di Staderini, si sarebbe lamentato di non aver ricevuto nulla, insomma Amendola non avrebbe mantenuto la promessa fatta. Va aggiunto che nell conversazioni la voce di Amendola non c’è mai, è tutto dunque affidato a ciò che dicono Bardelli e Roggi.

Incongrua, all’apparenza, appare anche l’entità di una cifra promessa per ottenere un incarico che prevede 680 euro come gettone di presenza. In ogni caso Luca Amendola, assistito dall’avvocato Marco Manneschi, questa mattina porterà le sue dimissioni nelle mani del sindaco che deciderà se accettarle o meno. Comunque attraverso il suo avvocato assicura di essere del tutto estraneo alla vicenda.

La ricostruzione della vicenda ha portato comunque il pm a ipotizzare appunto il reato di corruzione, con Amendola nei panni del corruttore e Bardelli e Roggi in quelli dei corrotti. La perquisizione di ieri mirerebbe dunque ad accertare se fra i personaggi in questione siano intercorse comunicazioni circa questa singolare, e poi mai avvenuta, transazione.

E’ chiaro che l’inchiesta appare destinata a infuocare il clima politico cittadino a pochi mesi dalle elezioni comunali. Gli indagati sono persone note, Amendola è vicino all’area di Forza Italia, Roggi, non lontano da Casa Pound, è stato nominato presidente di Arezzo Casa in quota Lega.

Bardelli, infine, è un combattivo esponente del centrodestra, pure lui in passato vicino a Casa Pound, al suo secondo mandato da consigliere comunale.