Contagio, nasce qui il ventilatore portatile anti-Covid

In reparto, in ambulanza, a casa: come funziona e come blocca le polmoniti. Tutto in sinergia fra l’aretina Seco e la forlivese Ibd. E’ come una valigetta, pesa 2 chili

I protagonisti dell'idea

I protagonisti dell'idea

Arezzo, 29 aprile 2020 - Viene fuori dalle imprese aretine il meglio della creatività in questi tempi di interminabile emergenza. Prendiamo la Seco, un gruppo strutturato nel settore medicale, con aziende anche in Cina e negli Stati Uniti, trecento dipendenti e un’attività che non si è mai fermata. E alla Seco aggiungiamoci la Ibd, nata start up a Forlì nel 2019 e oggi azienda affermata in campo biomedicale.

Ecco così servita una sinergia creativa nell’era del Covid, capace di realizzare un nuovo tipo di ventilatore polmonare ad alto flusso; e in miniatura, una valigetta del peso di due chili utilizzabile tanto in reparto ospedaliero quanto in un’ambulanza o anche in casa. Massimo Mauri è l’amministratore delegato di Seco: «Dal progetto uscirà un prodotto completamente italiano, abbiamo proposto a Ibd di metterci insieme, di collaborare allo sviluppo e poi penseremo noi alla commercializzazione. Stiamo lavorando giorno e notte, festivi compresi, e i primi dispositivi saranno sul mercato all’inizio del mese di giugno».

Ma di cosa si tratta esattamente? Lo spiega Corrado Ghidini, medico «che agisce - dice lui stesso - fra due spazi: scienza e imprenditoria». Ibd, prosegue, «nasce con la specializzazione su strumenti per la dialisi, ma ci siamo detti che questa circostanza storica imponeva una diversione».

Così, per ora sto dialisi: «Anche attraverso il confronto con i medici e con le nuove necessità dettate dal coronavirus, ci siamo messi in gioco progettando un macchinario in miniatura, un ventilatore polmonare ad alto flusso da utilizzare immediatamente, sia quando il paziente è ancora asintomatico o quando arrivano le prime avvisaglie della malattia. Il ventilatore mantiene espansi i polmoni e fornisce ossigeno, impedendo lo sviluppo della polmonite.

In Italia non ci sono aziende che producono questo tipo di ventilatori, esistono in altri Paesi anche se con modelli non raffinati come il nostro. E comunque la domanda è molto superiore rispetto all’offerta e la lista di attesa è dunque lunghissima. Oggi noi siamo in grado, primi in assoluto in Italia, di fornire uno strumento facile da usare per tutti, in un reparto come nella propria abitazione, e in grado di prevenire gli esiti cruenti del Covid».

Prende la parola Mauri: «In Seco abbiamo riconvertito linee produttive e siamo in grado di fabbricare tremila strumenti al mese. Da quando il progetto è in circolo abbiamo ricevuto tantissime richieste di informazioni sia dall’Itala che dall’estero.

L’idea, proprio per l’unicità della produzione, è di dare la precedenza al sistema sanitario nazionale e ai vari gangli in cui la sicurezza si esplica, dalla protezione civile fino alla Croce Rossa e alle associazioni di volontariato. In questo senso la scelta è stata fatta anche con il cuore, per offrire un contributo in una stagione così dolorosa».

Nel frattempo, come conferma anche la responsabile del marketing Simona Agostinelli, l’azienda va avanti anche con le altre produzioni della filiera medicale: «Anzi - ricorda Agostinelli - siamo partiti prima di altri perché già a gennaio abbiamo implementato il settore dei dispositivi di protezione individuali e ambientali, dalla misurazione delle temperatura al kit di sanificazione».

Chiude Ghidini: «La sinergia fra Ibd e Seco? In tempi eccezionali bisogna mettere in campo armi non convenzionali, progetti fuori schema che abbiano il comune denominatore della creatività».