REDAZIONE AREZZO

Vito Taverna, dal cavallo bianco di Pino Silvestre a 'Poesie nel cassetto'

Due giorni di rassegna al Castello di Sorci con un premio a 'Cultura della pace'

I novant'anni di Vito Taverna

Arezzo, 28 agosto 2020 - Perseveranza, leggerezza, un certo culto dell'amicizia da legare a sogni larghi. In Vito Taverna, grande maestro della pubblicità ora novantenne, questi ingredienti sono coltivati e miscelati con una bella capacità di accoglienza e simpatia, tra la sua casa nella campagna di Monterchi, a Scandolaia, e il castello di Sorci, ad Anghiari, dove da trent'anni fa uscire le 'Poesie nel cassetto'.

Taverna non si è fermato a “creare” e far correre l'indimenticabile cavallo di Pino Silvestre Vidal. Ogni anno chiama a raccolta scrittori, poeti, artisti a lavorare su un tema, ad associarli in un volume, e farne omaggio e biglietto da visita per le associazioni che lavorano per la solidarietà e per la pace. I libri potranno poi essere utilizzati nelle diverse iniziative che le stesse prenderanno durante l'anno. L'altro anno, ad esempio, Sant'Egidio, quest'anno a 'Cultura della pace'. Le tappe: venerdì 28 agosto, alle 17, la presentazione di libri e filmati, e sabato 29, dalle 16, la rassegna con il concerto dell'orchestra Enea Brizzi, l'intervento dell'associazione scelta per questa edizione di 'Poesie nel cassetto', la lettura dei testi da parte dei poeti che hanno partecipato e il coinvolgimento dei ragazzi della III a del comprensivo Frascati I e Scuola primaria Dandini. Tutti convergenti su una visione: “Dimorerà il mio popolo nella bellezza della pace”.

Taverna ha scelto una frase del profeta Isaia, come un invito a un'attesa industriosa, artigianale, nella costruzione di ciò che resta davvero, attraverso quella condivisione, possibile a ogni livello, che sottrae spazio a un modo prevaricatore di vivere. Ne scrive anche nelle sue poesie, volte anche a sondare i “tempi oscuri”, in cui “le nubi non galoppano in leggiadre figure/ ma s'addensano cupe in neri cieli, / laggiù l tramonto è rosso come il sangue,/ ma il sangue è altrove a bagnare la terra”, dove è “gelido/il dolore/ nudo del mondo solitario,/ il nostro mondo” che può condurre a soccombere “come stracci inutili”. Lo scrive, proponendo e condividendo un'alternativa.  

Michele Brancale