
spartiti Grande Guerra
Arezzo 6 novembre 2018 - Ta pum, ‘O sudato ‘nnamurato, O Gorizia tu sei maledetta, La campana di San Giusto. Sono i canti della guerra, i canti de soldati della Prima Guerra Mondiale, ogni pagina è una pagina di storia, il racconto di un’emozione o di una tragedia, della speranza e del patriottismo di tanti giovani. Proprio cento anni fa si concludeva la tragedia la Grande Guerra e per ricordare questo importante anniversario Casa della Musica di Arezzo nel Palazzo di Fraternita ospita dal 10 al 23 novembre la mostra “La musica alla Grande Guerra. Spartiti di musica e d’arte fra il 1914 e il 1918”, una selezione di circa cinquanta spartiti musicali, in gran parte esemplari di edizioni rarissime e introvabili, di quegli anni, frutto della paziente ricerca dell’appassionato collezionista aretino Carlo Pagliucci.
Organizzata in collaborazione con il Comune di Arezzo e con la Fondazione Guido d’Arezzo, la mostra racconta l’Italia e gli italiani di allora attraverso le diverse anime musicali, dai canti patriottici a quelli popolari, dalle canzoni di protesta alle espressioni più colte della musica. Il percorso, organizzato in ordine cronologico, accompagna il visitatore lungo un viaggio che inizia con i canti dell’irredentismo e patriottici (L’ora di Trento e Trieste, Alla patria), con gli inni bellicosi per l’ingresso in guerra (Fuori i Barbari) e le canzoni nostalgiche intonate dai soldati al fronte (L’addio del bersagliere, (‘O surdato ‘nnammurato), prosegue con le melodie di conforto cantate nelle retrovie e tra il popolo (Stornello dell’aviatore), con i canti di montagna (Ta Pum) e con i canti anonimi di sofferenza e di protesta (O Gorizia, tu sei maledetta), per giungere alle melodie festose che annunciano la vittoria (La campana di San Giusto). “Siamo felici di celebrare la fine della Prima Guerra Mondiale dando la parola alla musica - fa sapere il Sovrintendente della Scuola di Musica di Fiesole Lorenzo Cinatti - che in un momento storico drammatico come quello attraversato dall’Italia fra il 1915 e il 1918 è stato uno strumento di coesione fondamentale e ha contribuito in modo determinante alla nascita della memoria collettiva di tutti gli italiani”.
La mostra prosegue con gli spartiti dei primi successi della canzone sentimentale italiana (Come pioveva), dei neonati tanghi (La Cumparsita) e con alcuni esemplari degli echi canori della Grande Guerra nei primi Festival di Sanremo del secondo dopoguerra (Vecchio scarpone). Il percorso termina con una sezione dedicata ai coevi canti stranieri, alle più note melodie risorgimentali e con alcune importanti partiture di composizioni colte. La mostra, che resterà aperta al pubblico dal lunedì al venerdì dalle 14,30 alle 19, sarà inaugurata sabato 10 novembre alle 17 a ingresso libero con il sindaco Alessandro Ghinelli, il primo rettore della Fraternita Pier Luigi Rossi e il Sovrintendente della scuola di Musica di Fiesole Lorenzo Cinatti, con Carlo Pagliucci che presenterà al pubblico la sua collezione insieme con Claudio Santori a partire dal libro “Memorie storiche d’Italia nei canti della Patria”.
Seguirà il concerto Voci di Guerra di cui sono protagonisti Viscantus ensemble e I Cantori del Borgo, diretti da Silvia Vajente e accompagnati al pianoforte da Niccolò Nardoianni. Saranno eseguiti celebri canti come Sul cappello, Monte Canino e La leggenda del Piave, il pianista Andrea D’Alonzo eseguirà Lament, con cui il compositore britannico Frank Bridge commemora una vittima giovanissima dell’affondamento del transatlantico Lusitania (1915). Un intervento di Antonello Farulli sarà dedicato alla posizione delle minoranze intellettuali durante i conflitti, partendo dalla paradigmatica esperienza del cosmopolita Ferruccio Busoni, il più “tedesco” tra i compositori italiani. La conclusione è affidata alla viola sola di Wu Tianyao, allieva di Antonello Farulli al Conservatorio di Bologna, impegnata nel Molto sostenuto dalla Suite in sol minore per viola sola, op. 131d n. 1 (1915) di Max Reger.