“…E tu slegalo subito” l’impegno di Ipasvi contro la contenzione

Il Collegio degli infermieri di Firenze supporta il Forum Salute Mentale in questa battaglia

E tu slegalo subito - IPASVI

E tu slegalo subito - IPASVI

Il Collegio degli infermieri di Firenze, sostiene la campagna contro la contenzione, lanciata dal Forum Salute Mentale con lo slogan “…E tu slegalo subito”.

«La contenzione – spiegano dal Collegio Ipasvi di Firenze - si nasconde nei luoghi di cura e rappresenta un’umiliazione sia per i pazienti, sia per gli operatori sanitari (medici, infermieri), che attuandola si riducono a un ruolo di freddi custodi. Si tratta di una pratica retaggio di una sanità antica, che non può essere definita come un particolare atto sanitario-assistenziale, ma come una vera e propria violenza, effettuata attraverso mezzi chimico-fisici ma anche ambientali, quando questi limitano i movimenti del paziente».

La petizione contro la contenzione è iniziata sei mesi fa e si può sottoscrivere all’indirizzo mail: [email protected].

Per superare la pratica della contenzione è necessaria la presenza di operatori capaci di tenere insieme competenza ed etica, in grado di opporsi e rigenerare il pensiero sulle metodiche di assistenza. Ma servono anche protocolli, linee guida e organizzazioni, strutturati sulle buone pratiche e sulla prevenzione di situazioni a rischio di ricorso alla contenzione. «Nel nostro Paese – spiegano dal Collegio Ipasvi di Firenze - in gran parte dei servizi psichiatrici ospedalieri di diagnosi e cura, la contenzione viene purtroppo ancora oggi utilizzata, come viene denunciato dal Comitato Nazionale per la Bioetica. Ed è anche ben conosciuta negli istituti che si occupano di anziani e nei luoghi che accolgono bambini e adolescenti, cioè persone fragili e, in questi casi la condanna è sempre più ampia. Una pratica ingiustificata, su cui è giusto puntare i riflettori, anche quando le scarse risorse delle organizzazioni e l’esiguo numero di personale fanno apparire inevitabile il ricorso a manicotti, fasce e porte chiuse. L’obiettivo, attraverso una pubblica discussione che faccia conoscere e denunci la diffusione di questa pratica, è quello di arrivare al suo definitivo superamento. Ci si chiede ancora se nel 2017 è possibile trattare la sofferenza con la violenza».