Zaccheroni a Perugia: «Questa città merita la A. Obiettivo solo rimandato...»

Il tecnico, indicato più volte come papabile per la Nazionale azzurra, si racconta e fa pronostici su Barcellona-Juve. Il suo futuro? «Accetto solo sfide interessanti...»

 TECNICO TOP Alberto Zaccheroni con il ‘perugino’ Giampaolo Colautti, con lui nel suo staff in Giappone

TECNICO TOP Alberto Zaccheroni con il ‘perugino’ Giampaolo Colautti, con lui nel suo staff in Giappone

Perugia, 29 maggio 2015– Un signore, nella vita come nella professione. Alberto Zaccheroni, allenatore di lungo corso con un palmarés prestigioso, parla, analizza e si racconta con calma e una dose sorprendente di modestia. Lui che è stato il primo tecnico italiano ad aver conquistato trofei internazionali (Coppa d’Asia 2011 e Coppa dell’Asia orientale nel 2013) alla guida di una nazionale straniera, il Giappone. Si è seduto sulle panchine di squadre importanti con cui ha raggiunto successi sia in campo nazionale che europeo: Udinese, Milan, Inter, Lazio e Juventus prima di approdare in Giappone. Ha vinto la panchina d’oro dal 96 al 99, l’Oscar del calcio Aic nel ’99 e il Premio speciale del settore tecnico Fgci nel 2010, ma è uno che non se la “tira”. Lo incontriamo a Perugia dove arriva per ritirare l’ennesimo Premio.

Inevitabile parlare subito della bufera che ha investito la Fifa.

Un’indagine che porta alla ribalta quello che un po’ tutti sospettavano da tempo.

“Una sconfitta di tutto il calcio purtroppo. Questi signori che sono indagati sono proprio quelli che hanno gestito e stanno gestendo il calcio insieme a Blatter da 20 anni e più“.

Nessuno è disposto a farsi da parte però a quanto pare.

“Succede in tutti i settori...“

Parliamo di calcio vero, quello giocato. Si sarebbe aspettato una finale di Champion tra la Juve di Allegri e il Barcellona di Luis Enrique che nello scorso gennaio ha addirittura rischiato di essere sostituito - si fece anche il suo nome per quella panchina-?

«Il Barcellona ha saputo superare quel momento di difficoltà grazie a Luis Enrique. Messi? E’ un fuoriclasse certo, ma il tecnico è stato bravo a gestire una fase tanto delicata. Se c’è una cosa che ho imparato in tanti anni di esperienza è che le cose migliori, e non solo nel calcio, arrivano sempre dopo momenti molto complicati. Se riesci a tovare la giusta chiave di lettura arrivi a risultati magari fino a poco tempo prima insospettabili. Comunque sì, il Barca lo aspettavamo tutti. Sono stati bravi a dare un’accelerata, hanno variato molto e ora sono molto meno prevedibili. Una finale che proprio a Luis Enrique che ha mostrato gran carattere, dà punti anche a livello di immagine. Gli servirà quando se ne andrà altrove“.

Oggi l’immagine conta molto.

“Non è mai stato il mio punto di forza in verità. Non sono mai entrato in quest’ottica. Così come non accetto il fatto che il procuratore sia il capo ormai, colui che gestice anche queste cose. Intendiamoci, non ho nulla contro i procuratori. Del resto questa dell’immagine è un po’ una costante di chi non ha alle spalle un grande passato da calciatore“.

Ci sono calciatori però che poi non riescono molto come allenatori. Insomma, non basta la fama...

“Direi che sono la maggior parte in pratica. Perchè questo è un mestiere che non si improvvisa. Bisogna sapere come affrontare le problematiche tecniche e saper gestire le situazioni: squadra, tifosi, media e dirigenti“.

Torniamo a Barca-Juve. Chi vede favorito?

“Io vedo un 50 per cento di possibilità. Il Barcellona c’è quasi di diritto in questa finale, al punto che ho la sensazione che qualora dovesse perdere contro la Juve la cosa verrebbe ricordata come un autentico fallimento. Ho visto sia la semifinale di Monaco che quella di Madrid, ho avuto l’impressione di una Juve molto forte, specie sul piano psicologico. A centrocampo poi credo che la Juventus abbia qualcosa in più“.

A proposito di ex calciatori che ce l’hanno fatta a diventare ottimi allenatori. Allegri è uno di questi.

“Verissimo. E comunque è uno che ha fatto la sua gavetta. E’ partito dalla C2... Uno di razza. Ha fatto molto bene al Milan e ora alla Juventus“.

Berlusconi sarà arrabbiato?

«Mah. Il fatto è che ormai i dirigenti cercano il tecnico che ha sempre e solo vinto. Ma non esiste, almeno nel brevissimo periodo. Si va di fretta. Di conseguenza di tutti quelli che vengono allontanati non se ne parla più. Prendiamo Prandelli ad esempio. Uno di spessore. Oggi nessuno lo cita più, eppure vedo circolare nomi di certi tecnici....“.

Veniamo a Perugia. Lei ha un bel ricordo di questa città, ci ha vinto uno scudetto con il Milan nel ’99, in una stagione in cui nessuno lo avrebbe pronosticato peraltro.

“Non mi piace quando si dice che quella squadra non era competitiva, un tecnico, senza, non vince. Diciamo che siamo riusciti a fare bene. Questione di programmazione, lavoro e motivazioni. Noi quell’anno abbiamo avuto la fortuna di programmarlo il lavoro. Poche amichevoli e soprattutto nessuna all’estero. Abbiamo lavorato bene a Milanello, ottima la preparazione e pochi gli infortuni. pPr un allenatore è il massimo“.

Perugia ha mancato di poco la serie A quest’anno.

«Peccato. Questa è una città che merita la serie A. Sono convinto che la promozione è solo rimandata. L’importante è continuare. C’è una buona gestione societaria, sana. Con un po’ di pazienza...“.

Lei venne contattato anni fa, ma non se ne fece nulla.

«Pensi che in realtà allenare il Grifo e la Spal è sempre stato nei miei sogni. Quando ricevetti le offerte, in tempi diversi, da tutte e due le società però ebbi in contemporanea altre proposte francamente irrinunciabili“.

Cosa porta con sè dell’esperienza giapponese?

“Tante cose, non solo in ambito calcistico. E’ stata l’esperienza più affascinante della mia vita. Ho conosciuto un Paese incredibile, fatto di persone altrettanto incredibili. Pensi che ancora oggi, dopo un anno che me ne sono andato, ricevo grandi manifestazioni di affetto, che ricambio“.

Beh, lei ha regalato al Giappone successi importanti.

“E’ vero...“.

Si è parlato di lei per la Nazionale italiana sia ai tempi di Donadoni che di Conte. Non è che magari tra un po’...?

“Io non mi sono mai candidato in nessuna squadra e nemmeno in nazionale. Certo, per un tecnico italiano è sempre una cosa molto importante. Sono nel calcio da quando avevo 29 anni e allenavo in C2. Ho fatto tanta di quell’esperienza... Cosa le devo dire? Ormai sono pronto a muovermi solo per sfide davvero interessanti, intigranti. O per lavorare con i giovani, cosa che mi piace molto“.

E intanto? Si gode la sua Cesenatico?

«Spero di riuscirci davvero questa estate...“

Sembra una risposta sorniona. C’è qualcosa che bolle in pentola?

“Sa, è il destino di noi allenatori...Quando arriva l’opportunità giusta...“.

Donatella Miliani