Timbra il badge e va in palestra. Scoperta la ‘furbetta’ del Comune

La dipendente, addetta all’ufficio turistico, usciva un’ora prima per fare fitness In arrivo la sospensione. Intransigente la sindaca Proietti: «Non faremo sconti a nessuno»

Carabinieri

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Assisi, 16 agosto 2017 - ​UN’ORA prima oggi, un’ora prima domani. In tutto due ore a settimana, quelle cioè che, nei due pomeriggi di lavoro all’Ufficio turismo del Comune di Assisi, avrebbe dovuto passare al desk per dare risposte ai tanti visitatori della città serafica e che invece lei – secondo quanto emerso da un’indagine congiunta di carabinieri e Comune – utilizzava per andare in palestra.

A SCOPRIRE la truffa messa in atto da una 34enne di Assisi, sono stati i militari guidati dal maggiore Marco Vetrulli, che hanno ricevuto una segnalazione in tal senso dagli uffici comunali e hanno iniziato subito le loro verifiche. Agli atti dell’indagine appena chiusa nei confronti della donna ci sono infatti dei dettagliati resoconti di come la dipendente uscisse alle 17 anziché alle 18 dal suo luogo di lavoro, attraversava la piazza del Comune e andava in una nota palestra della città. I militari hanno documentato coi loro occhi e anche con delle telecamere i passaggi ‘proibiti’ in almeno quattro occasioni, due pomeriggi ogni settimana.

MA COME faceva a risultare presente in ufficio che prevede un servizio di apertura al pubblico mentre invece se ne andava a fare spinning o pilates in palestra? Presto detto. Gli inquirenti, coordinati dal sostituto procuratore, Claudio Cicchella, hanno infatti scoperto che la donna lasciava la gestione dell’ufficio turismo in mano ad una tirocinante, cosa che, ovviamente non avrebbe comunque potuto fare.

QUANTO alla timbratura del cartellino, se in altre occasioni di dipendenti pubblici furbetti, se ne sono viste di tutti i colori con colleghi che strisciavano i badge anche per gli altri assenti, in questo caso, secondo quanto emerso, il raggiro era anche più semplice. Si perché, al Comune di Assisi è possibile timbrare solo fino ad una certa ora nel pomeriggio. Dopodiché il dipendente è chiamato a fare una sorta di autocertificazione in cui dà conto dell’orario di uscita dal posto di lavoro, teoricamente, scrivendo la verità.

VISTO che l’indagine ha documentato la presenza di elementi non veritieri proprio nelle autocertificazioni, la donna è accusata anche di falso per aver attestato che si trovava al lavoro quando invece usciva prima e di truffa per aver omesso di registrare i suoi allontanamenti, che le hanno anche procurato un ingiusto profitto consistente nella parte di stipendio che ha percepito anche per le ore per cui risultava al lavoro quando invece era altrove. Le assenze documentate dai carabinieri sono quattro ma è possibile che le condotte illecite si siano verificate anche in altre occasioni.

Francesca Marruco