Il centro perde residenti e negozi. Ecco tutte le attività che vanno a chiudere

Vie del centro

Vie del centro

Perugia, 25 luglio 2017 - CHIUDONO, se ne vanno, lasciano il campo. In centro sempre meno residenti e quindi meno negozi. La crisi dell’area storica della città sembra inarrestabile. E un grido di dolore si alza fortissimo da una delle sue zone più antiche e preziose, quella che collega l’Arco Etrusco con la Cattedrale di San Lorenzo.

 QUEL TRIANGOLO di acropoli che corre tra via Ulisse Rocchi, via Baldeschi e via delle Cantine vive una fase terribile: il degrado è sotto gli occhi di tutti, i residenti sono sempre meno e le attività commerciali chiudono i battenti una dopo l’altra. Nei giorni scorsi hanno cessato l’attività lo storico «Bar Etrusco» e l’edicola di piazza Danti. A fine mese chiuderanno per sempre il negozio di elettrodomestici «Mariotti» e la libreria-bottiglieria «L’Una e L’Altra» che a gennaio era stata aperta nei locali dell’ex enoteca in via Rocchi: l’avventura è finita, i risultati di mercato non sono stati positivi: l’attività culturale, con incontri e dibattiti, proseguirà altrove, quella commerciale si ferma.

A POCA DISTANZA, in via Baldeschi, la stessa sorte sembra segnata per il negozio di frutta: in vetrina c’è un cartello inequivocabile, ‘Cedesi attività’. «Qui non ci sono più i presupposti per proseguire», spiega con amarezza il titolare, Luigi Ciurnella. E racconta. «Sono 23 anni che sto qui, ho vissuto i momenti belli della via ma ormai da tempo è iniziato il calo, non vedo margini di miglioramento. I residenti sono pochi e non hanno rapporti con i commercianti della zona, fanno la spesa altrove. Alla fine si meritano tutto questo, quando si ritroveranno senza locali e attività capiranno... ».

NEGOZI chiusi, serrande abbassate, saracinesche blindate: lo spettacolo in via Rocchi è desolante, i pochi che resistono sono pessimisti, alcuni giovani chiedono musica e concerti per animare la zona e portare gente. Riccardo Fontana, titolare del forno-pasticceria («Il Forno di Riccardo») dice la sua: «Se in centro non tornano almeno 20mila persone non si ripartirà mai, il grande evento non basta, non risolve, va bene solo se funziona il quotidiano, se c’è vita con la gente e i bambini. Negozi come il mio vivono sui residenti che non ci sono più. E solo loro possono salvare l’acropoli».

E’ AMARO anche lo sguardo di Peppe Ciurnella, figura storica del quartiere con la sua Ferramenta. «Sì, questo è un momentaccio. Quando ho aperto, 45 anni fa, in uno spazio di 150 metri c’erano quattro negozi di frutta, oggi c’è solo quello di mio figlio che sta cercando di cedere l’attività. Il problema – insiste – sono i residenti, si è puntato troppo sugli studenti che però non bastano ai negozi. Insomma, manca la gente, non c’è più nessuno. Neppure che entri nei negozi e acquisti... ».