FRANCESCA MENCACCI
Umbria

Perugia calcio, parla Santopadre: "Chiarisco e vado in A"

Indagine su false fatturazioni, parla il presidente del Grifo: "Forse do fastidio, io però non scappo. Restiamo uniti"

Il presidente del Perugia, Santopadre

Il presidente del Perugia, Santopadre

Perugia, 24 giugno 2016 - «Sono qui per chiarire, come sempre lo faccio in prima persona». Il giorno più difficile per Massimiliano Santopadre, eppure le tegole a Pian di Massiano non sono mancate in questi anni. Ma stavolta è lui l’attore protagonista di questa vicenda tutta da chiarire. Trentasei ore prima ha ricevuto l’avviso di garanzia, poi il blitz della Guardia di Finanza. C’è molto da spiegare, ma alla fine dei chiarimenti, il presidente rilancia sulla voglia di andare in A col Grifo. «Desidero fare subito chiarezza sulle notizie in merito ad indagini della Procura». Mette gli occhiali da vista e snocciola i punti. «La mia azienda d’abbigliamento è incorsa in una verifica fiscale iniziata a dicembre – spiega – da lì è partito tutto, perché le verifiche vengono fatte su tutte le aziende che amministro. Non ho teste di legno, ho tre aziende: una di abbigliamento, il Perugia, e una immobiliare, sono l’unico socio e amministratore delle mie aziende. Stiamo portando i documenti che ci hanno chiesto».

«PURTROPPO accadono vicende che possono dividerci. C’è un’ispezione, stiamo fornendo tutto le documentazioni agli organi inquirenti. Andiamoci cauti a parlare di fatture false, perché facciamo del male alla nostra società. Io penso a restare uniti: chi ha creduto in me resti al mio fianco, il nemico resti tale. Questa situazione mi aiuterà a capire tante cose. La continuità calcistica non è messa in discussione. E poi per evadere novanta milioni, vuol dire fatturarne mille. Magari. Comunque c’è una verifica in corso, come accade a tante aziende: se Santopadre avrà sbagliato qualcosa nella fase contributiva, Santopadre vive in Italia, non scappa, ma ripeto il Perugia non c’entra».

LE ACCUSE indirette. «Queste cose accadono sotto iscrizione al campionato, non voglio dire alcune cose, ma a chi sa voglio dire che non è corretto. A tredici anni sono andato al mercato, fino al 2002 mi sono alzato alle cinque del mattino perché avevo un obiettivo: arrivare. E lo stesso obiettivo che ho nel calcio. Forse do fastidio. Non sono un presuntuoso, solo non sento l’esigenza di stare seduto a certi tavoli. Intorno a questo pazzo ruotano tante famiglie. Io non ho mai acquistato cartellino di un calciatore, sapete perché ? Perché le aziende non vanno più bene e non ho il coraggio poi di licenziare le persone. Detto questo voglio andare in serie A ma con le mie possibilità. Chi mi ha vissuto sa bene come gestisco le mie aziende. Quest’anno al Perugia abbiamo pagato due milioni settecentomila euro di imposte. Io non vado via, poi se ci fossero perugini, italiani, americani, francesi, sceicchi, malesi interessati sono qui a sentire le proposte. Se invece c’è solo invidia e gelosia, allora va bene, però non mi tirassero il colpo basso. Se non ve la sentite non rompete. Sparate tutte le cartucce ora, perché avete scatenato una belva e starò trecento giorni dentro allo spogliatoio perché voglio che tutti sputino il sangue, io voglio vincere. La notifica? Il calcio dà visibilità, hanno visto chi c’era dietro baffi (di Frankie Garage, ndr).