Luca Boldrini
Cronaca

L'insolita povertà sulle nostre strade

Il commento

Luca Boldrini

Luca Boldrini

Prato, 19 settembre 2015 - In questi giorni, sulle pagine dell'edizione di Prato e sul nostro sito, abbiamo raccontato diverse storie che riguardano i senzatetto. Come da copione, la città laniera si distingue per creatività anche quando si tratta di clochard. Un tempo questa era considerata una zona ricca di una regione ricca: vent'anni fa, nella sua dissacrante iconografia, il Vernacoliere di Livorno rappresentava i pisani come ingenui contadini, i fiorentini effemminati e i pratesi come arroganti guappi a bordo di enormi fuoristrada, quando il termine Suv per fortuna nemmeno esisteva.

Oggi la realtà è ben diversa e quando si dice che sembra di essere tornati al 1984 purtroppo non si fa riferimento alla gloria del tessile, ma all'eroina sulle strade. Un altro tipo di miseria, accanto alla dilagante tragedia dello spaccio e del consumo di stupefacenti in pieno centro storico, è quella economica, quella dei barboni. Italiani, stranieri, poco importa: ce ne sono tanti, dormono in strade e giardini, perfino sotto il ponte ferroviario che attraversa il fiume Bisenzio, su una piattaforma nel mezzo del corso d'acqua: già due volte delle piene improvvise hanno rischiato di ucciderli, in questi giorni sono sempre lì, ignari dell'autunno che si avvicina e del pericolo che corrono. Eppure alle autorità questo non interessa, tutti lo sanno ma nessuno va a dire a questi sciagurati che rischiano le penne. Semplicemente non interessa.

Ma a Prato c'è anche chi ai senzatetto apre le porte delle sue stanze migliori, seppur modeste: è il caso della parrocchia di San Bartolomeo, che insiste su piazza Mercatale, vasta spianata che raccoglie varia umanità, ma soprattutto molto popolare. Qui il parroco, don Marco Natali, prete di frontiera e da sempre vicino agli ultimi, ha deciso "francescanamente" (nel senso del pontefice) di aprire il consiglio pastorale ad alcuni rappresentanti del "mondo del disagio", quindi esponenti della vicina mensa dei poveri, dell'università per stranieri e anche a due o tre senzatetto. "Così potremo ascoltarli e non solo servire loro un piatto di minsetra", ha detto il sacerdote alla Nazione.

E infine Prato è la città che i clochard li esporta pure, fino a rivendicarne la paternità: per anni, nella zona del Serraglio, ha imperversato il senzatetto orientale chiamato a vario titolo "il vietnamita", "il barbone cinese", "Godenzio". In realtà si chiama Hu Xi Lia, è cinese e visibilmente affetto da seri problemi mentali. Adesso si è trasferito nell'hinterland romano, a Torpignattara, continuando nella sua vita di sempre: una padella scaldata con fogli di giornale e mozziconi di sigarette in tasca, non chiede mai nulla a nessuno se non una cicca, ispira una naturale simpatia alla maggior parte di chi lo incontra nonostante sia sporco, parli ad akta voce e taloranon nasconda le sue nudità. E' diventato addirittura personaggio da rotocalco, visto che il periodico "Cronaca vera" gli ha riservato addirittura due pagine e spazio gli è stato dato anche da alcune testate online della Capitale. Lo chiamano "il re di Torpignattara" ma su Facebook alcuni pratesi hanno cominciato a rivendicarne la paternità come "il principe di Prato". Feroce e spietata ironia? Cinismo sulla pelle di un povero sciagurato?

Le tirate morali non spettano a noi. Ognuno tragga le sue conclusioni. Il punto è che a Prato c'è un nuovo tema, la povertà. Basta passeggiare al mattino preso sulla ciclabile lungo il Bisenzio e contare quanti dormono all'addiaccio. Basta andare a vedere quanti dormono in stazione (ah no, lì si è rimediato con cancelli e catene. Ci fosse la stessa efficienza nel tenere puliti i treni...). Basta affacciarsi alla mensa La Pira. E allora di questo tema farebbe bene a occuparsi con più decisione chi ha la responsabilità di governo della città, senza sperare nella sempiterna opera di supplenza della rete assistenziale del volontariato.