Il contestatore della Leopolda: "Non sono pentito di aver urlato cacciali fuori" / VIDEO

Geppino Carlomagno è il militante del Pd che durante la Leopolda ha urlato 'fuori fuori' riferendosi alla minoranza del partito

Matteo Renzi alla Leopolda (Imagoeconomia)

Matteo Renzi alla Leopolda (Imagoeconomia)

Firenze, 8 novembre 2016 - Si definisce un renziano della prima ora, un 'tifoso sfegatato di Matteo' (Renzi, ndr) e del Pd. Non certo però della minoranza Pd, che al premier sta creando non pochi problemi. Da domenica mattina l'ignoto Geppino Carlomagno da Maratea è salito agli onori delle cronache per il polverone creatosi alla Leopolda con quel 'fuori fuori', uscito dalla sua stessa bocca che, neanche a dirlo, a effetto domino ha creato un trambusto da mille e una notte in casa Bersani e qualche grattacapo al presidente del consiglio.  

Stilettate sono fioccate dall'ex segretario del Pd in un botta e risposta continuo con Renzi: "Il partito è casa mia, non lo lascio. Io dico 'dentro, dentro', ma se il segretario dice 'fuori fuori' bisognerà anche rassegnarsi a un certo punto".  "Anche se il Pd - ammette Bersani - , sta prendendo una brutta piega: cammina su due gambe: arroganza e sudditanza".

Quel 'fuori fuori' insomma è difficile da mandar giù, quel che è certo è che non sono state parole proferite dal premier sul palco della Leopolda. Lui al contrario ha cercato di smussare l'effervescenza degli animi con un 'calmi, calmi'. Ma la frittata oramai era fatta. 

Geppino Carlomagno, raggiunto telefonicamente dai microfoni di 'Un giorno da Pecora', su Rai Radio1 fa outing: "Se sono pentito di aver urlato 'cacciali fuori' alla Leopolda? No, non mi sono pentito, non lo ripeterei, è stato uno sfogo, l'euforia del momento, ma non è stato un errore”. E dà anche la sua personalissima giustificazione: “Io voglio un partito unito senza cacciare nessuno, mi sono fatto prendere dalla foga. Ad un certo punto ho visto una fotografia in cui c'erano insieme D'Alema e Berlusconi, e questo mi ha fatto perdere le staffe”.

Ma, visto che Berlusconi fa parte di un altro partito, le sue parole erano inevitabilmente riferite alla minoranza, in particolare a D'Alema. “In quel momento - ammette Carlomagno al di là della cornetta -  mi riferivo alla minoranza del Pd”. "Dopo le sue urla - incalzano Geppi Cucciari e Giorgio Lauro -  anche altri la hanno seguita. Insomma, lei ha lanciato un 'coro' che poi è stato ripreso anche da altri. “No - risponde serafico Carlomagno - non ho lanciato un coro, gli altri si sono eventualmente alzati quando ho detto quella parola”. "La Boschi - continuano i conduttori - ha sostenuto che fosse solo lei a contestare. “Gli altri - conclude il supporter renziano - mi hanno seguito perché dopo quel momento Renzi ha detto una frase sull'unità del partito, e tutti abbiamo applaudito a quella dichiarazione”.