Omicidio Orefice, i cani molecolari non trovarono tracce nel capannone dei misteri

La difesa di Luigi Orefice gioca le sue carte davanti alla Corte d'Assise / NUOVO SOPRALLUOGO NEL CAPANNONE / MAMMA GAETANA: "LITIGAVANO SEMPRE PER QUELLA MALEDETTA DITTA" / LE ACCUSE DELLA PROCURA A LUIGI OREFICE / TROVATI IN UN BIDONE I RESTI DI UN UOMO / IL VIDEO DEL RITROVAMENTO / LE FOTO / IL DNA E' QUELLO DI ROSARIO OREFICE / LA SCOMPARSA DI ROSARIO OREFICE

Processo Orefice: il pubblico ministero Claudio Curreli e l'avvocato Guido Tesi (Newpressphoto)

Processo Orefice: il pubblico ministero Claudio Curreli e l'avvocato Guido Tesi (Newpressphoto)

Pistoia, 16 aprile 2015 - Nei giorni in cui fu effettuato il sopralluogo del capannone di via Pierucciani con i cani molecolari, i quattro animali, accompagnati dai loro istruttori, segnalarono quattro tracce biologiche agli inquirenti: una nell’androne dell’officina, una sotto il mobile dell’ufficio e una dentro una vettura, una Toyota. Nessuna traccia fu rilevata dal fiuto delle unità cinofile nelle vicinanza del forno per la verniciatura e quindi nei pressi della fessura dalla quale, secondo la difesa, si sarebbe dovuto intravedere il fusto contenente i poveri resti di Rosario Orefice.

Ieri mattina, in aula bunker, davanti ai giudici della Corte d’Assise dove Luigi Orefice, fratello maggiore di Rosario, è accusato del suo omicidio e dell’occultamenteo del corpo del giovane, la difesa ha giocato le sue carte. Fra i testimoni chiamati dall’avvocato Guido Tesi, che assiste l’imputato, c’era Giacomo Micheli, giovane istrutture cinofilo di Rosignano specializzato nella ricerca di tracce ematiche e umane e che in quei giorni prese parte al sopralluogo insieme agli inquirenti. In questi casi il ruolo degli istruttori è quello di segnalare agli investigatori che il cane ha sentito qualcosa. In aula l’avvocato Tesi gli ha mostrato la foto che mostra la fessura dietro il forno attraverso la quale, secondo le indagini difensive e i rilievi tecnici svolti dall’architetto Monica Bruni, consulente della difesa, parte del bidone sarebbe stato visibile.

Micheli non ricordava il particolare della fessura, ma ricordava di aver perlustrato la zona del forno con il cane che non aveva dato nessun segnale. Ha spiegato che la percezione degli odori, da parte dei cani molecolari, è influenzata da diversi fattori tra cui il movimento d’aria e dal fatto che il bidone fosse o meno chiuso ermeticamente. Nel rispondere poi alle domande del pubblico ministero Claudio Curreli, Micheli ha precisato di non aver esplorato la parte superiore del forno e l’intercapedine dove il bidone era stato nascosto. Il testimone ha quindi precisato che il fatto che i resti umani fossero stati immersi in liquidi tipo solventi la percentuale che il cane possa percepire l’odore si abbassa ulteriormente. L’architetto Bruni ha illustrato in aula la ricostruzione virtuale del punto in cui il bidone fu ritrovato, realizzata con il programma di videografica «Render» che ha simulato i punti di osservazione.

Una persona altra oltre un metro e ottanta, affacciandosi nella fessura avrebbe potuto vedere parte del bidone e anche una persona più bassa, guardando verso l’alto. Il presidente Ettore Nicotra ha chiesto alla consulente se aveva preso atto dei rilievi della Scientifica. La risposta è stata no, ribadita anche al pm. Ha testimoniato anche Antimo Tulliani, di Arezzo che ha realizzato la cabina di verniciatura della ditta degli Orefice precisando che il tetto non è praticabile e che c’è una apposita targa che avvisa. Infine si è sciolto il nodo sulla testimonianza della ballerina romena, che fu amica dell’imputato, Crina Maria Adam, raggiunta in Giappone dalle notifiche e ritenuta una testimone chiave sui conflittuali rapporti tra i due fratelli. La Corte ha revocato l’amissione della teste ritenendo sufficiente quanto già emerso nel corso dell’istruttoria.