Tassista aggredito, i banditi incastrati dalle telecamere

Hanno commesso diversi errori. Ore contate per loro. Sotto torchio: in arrivo il fermo

Franco Tinagli, il tassista aggredito lunedì notte da quattro balordi

Franco Tinagli, il tassista aggredito lunedì notte da quattro balordi

Pisa, 24 luglio 2014 - QUESTIONE di ore e poi sarà chiuso il caso della tassista aggredito, sequestrato e rapinato da quattro giovani nella notte tra lunedì e martedì. Gli investigatori della Squadra Mobile sono infatti convinti di essere riusciti - a tempo di record - a identificare e molto probabilmente anche a incastrare il quartetto di balordi che l’altra notte per un’interminabile mezz’ora ha tenuto in balìa il sessantacinquenne Franco Tinagli, abitante a Ghezzano, sposato e padre di una figlia. Balordi perché — secondo alcune indiscrezioni, gli investigatori al momento stanno lavorando (sodo) nel massimo riserbo — perché si tratterebbe di quattro giovani «borderline», tre ragazzi e una ragazza tutti pisani sui venticinque anni — legati al mondo della droga ed estranei a quello del lavoro, provenienti da famiglie, in almeno un paio di casi, con gravi problemi e anche con precedenti giudiziari.

IERI negli uffici della Questura in via Lalli e in quelli della Squadra Mobile in via San Francesco c’è stato — fin dalle prime ore del giorno e fino a sera — un intenso via vai di persone. C’erano anche alcuni testimoni, che si trovavano in piazza della Stazione l’altra notte quando Tinagli fece salire a bordo i quattro (finti) clienti, e che pare abbiano fornito particolari utili alle indagini. Così come, al fine di individuare i componenti del quartetto e le loro mosse dopo l’aggressione, indicazioni fondamentali sono arrivate ovviamente anche (e soprattutto) dalle telecamere di videosorveglianza cittadina, «oltre cha dalla spavalderia degli stessi banditi», dice a mezza bocca un investigatore.

E’ DA SOTTOLINEARE, infatti, che il taxi numero 18 di Tinagli — una Ford Focus — era stata abbandonata dai banditi in pieno centro città, in via Coccapani, dietro la sede della Procura della Repubblica, una zona «ad alta densità di telecamere», per ovvie ragioni di sicurezza. Una mossa sbagliata — ma sembra non sia l’unica — che si spera i quattro pagheranno presto a caro prezzo. Ieri pomeriggio in Questura, i poliziotti hanno sentito nuovamente a lungo (ben quattro ore) la vittima dell’aggressione a quale hanno chiesto — pare ottenenendoli — ulteriori particolari sia sulla dinamica della brutale aggressione e della notte maledetta, sia sugli autori.

ORA gli investigatori della Squadra Mobile stanno valutando le posizioni dei quattro giovani condotti nei loro uffici, verificando se gli elementi finora raccolti contro di loro sono tali da poter procedere al fermo. Una decisione è attesa nella prossime ore in accordo con il magistrato di turno che dirige l’inchiesta, il sostituto procuratore della Repubblica Giancarlo Dominijanni.