Stadio, sulla vendita gli uffici frenano. "Manca la decisione sulle modalità"

Il dirigente: "Non basta la stima, bisogna sapere come cederlo al privato"

Il sostegno della tifoseria nerazzurra alla squadra è sempre stato una certezza (Foto Valtriani)

Il sostegno della tifoseria nerazzurra alla squadra è sempre stato una certezza (Foto Valtriani)

Pisa, 20 gennaio 2018 - Inserire lo stadio nell’elenco dei beni che costituiscono il «Piano delle alienazioni e valorizzazioni immobiliari» approvato il 22 dicembre scorso dal consiglio comunale e «classificandolo così come bene patrimoniale disponibile». Lo stabilisce una delibera di Giunta del 9 gennaio scorso nella quale si dà atto anche che «la stima dell’impianto sarà quella accertata all’Agenzia delle Entrate al fine di consentire al Comune una più accurata valutazione della proposta di riqualificazione e valorizzazione presentata nonché degli effetti economici dell’eventuale conferimento dello stadio al costituendo fondo, in concessione, diritto di proprietà o di superficie» dichiarando «l’atto immediatamente eseguibile».

Tutto a posto, dunque? L’impasse creatosi tra club e amministrazione è superato? Non proprio. Almeno stando alla lettura del parere favorevole espresso sotto il profilo della «regolarità tecnica sulla proposta di deliberazione» dal dirigente dei settori Patrimonio-Sport-Prevenzione-Datore di lavoro, Giuseppe Bacciardi, che infatti precisa: «Ancora non è stata definita la modalità di conferimento del bene al fondo (proprietà, diritto di superficie, altro diritto reale, concessione amministrativa)». Ciò significa, conclude Bacciardi, «che ai fini dell’inserimento da parte del consiglio comunale del bene» nel piano delle alienazioni, «e ai fini dell’espressione dei pareri obbligatori, sarà necessario che siano preventivamente specificate la stima del bene e le modalità con cui il bene viene conferito al fondo o altre modalità di alienazione». Che tradotto dal burocratese significa che una volta ottenuta la stima il consiglio comunale dovrà decidere con quale formula tra le quattro (proprietà, diritto di superficie, altro diritto reale e concessione amministrativa) intende conferire il bene al fondo che intende realizzare l’investimento.

Ancora una volta, dunque, i passaggi tecnici e le tempistiche risultano determinanti, anche e soprattutto in assenza di un documento economico e finanziario, che il soggetto proponente per realizzare il restyling, ovvero la società di gestione del risparmio Dea Capital (quindi il Pisa, per intendersi e semplificare), che ancora non ha presentato né mai illustrato se non in termini poco più che enunciativi.

Ma è proprio su questi passaggi che la macchina amministrativa rischia di incepparsi e diluire troppo i tempi rischiando dunque di non centrare l’obiettivo di deliberare tutte le autorizzazioni necessarie prima del voto che vorrebbe Corrado per non mollare tutto e andarsene. Secondo il consigliere della lista civica Pisa nel cuore, Raffaele Latrofa, tuttavia, «c’è il tempo per farlo ma se ritardi ci saranno sono tutti imputabili al Pd e all’assessore Serfogli che non sono stati in grado di produrre gli atti necessari in questi mesi: noi sposiamo in pieno il progetto di Corrado e siamo pronti a votarlo perché siamo sicuri che conterrà tutte le garanzie per gli interessi pubblici della città».