Il manifesto di Lotta Continua nell'ufficio del commissariato

La foto scattata alla Questura di Pisa ha fatto il giro del web

Il manifesto di Lotta Continua

Il manifesto di Lotta Continua

Pisa, 13 dicembre 2017 - «E’ solo un cimelio storico, ricordo di inchieste condotte negli anni passati. Poi si può discutere o meno dell’opportunità di tenerlo in ufficio o a casa propria. Ma nulla di più». Buttano acqua sul fuoco alla questura di Pisa dopo che la fotografia dell’ufficio di una funzionaria della Digos ha fatto il giro del web per via di un quadro, appeso alla parete, con il simbolo di Lotta Continua, accanto per altro a un gagliardetto del Pisa calcio.

La polemica  è esplosa dopo che a Firenze nei giorni scorsi è stata fotografata da un passante la bandiera del Secondo Reich appesa in una camerata nella caserma dei carabinieri di Firenze. Due casi assolutamente diversi, non fosse che l’ufficio della funzionaria della Digos non è visibile dalla strada e che per vedere il cimelio bisogna poprio entrare all’interno di quell’ufficio. «Nessuna adesione ideologica è solo un ricordo di inchieste condotte in quelli uffici negli anni Settanta – ripetono fonti della Questura –. Lì hanno lavorato gli uomini che hanno disarticolato le vecchie e nuove Brigate Rosse, ma che hanno anche fatto luce sui gruppi di estrema sinistra che hanno animato il tessuto cittadino». E proprio a Pisa negli anni Sessanta Lotta Continua aveva qui la sua direzione con il giovane Andriano Sofri, successivamente condannato (sebbene si sia sempre dichiarato innocente), insieme ai compagni Bompressi e Pietrostefani, per l’omicidio del commissario Luigi Calabresi avvenuto il 17 maggio del 1972.