Maxi sequestro a famiglia rom: "Beni acquisiti con redditi legittimi"

La strategia dei legali: "Patrimonio accumulato prima del 2011"

La Finanza durante il sequestro a Pittini

La Finanza durante il sequestro a Pittini

Montecatini, 6 maggio 2017 - L’udienza per decidere sulla legittimità del sequestro dei beni è già stata fissata: il tribunale di Pistoia, in composizione collegiale, si riunirà il prossimo 15 giugno. L’avvocato Lorenzo Satti, con studio a Monsummano, difende la famiglia Levacovich alla quale sono stati sequestrati immobili, veicoli e cavalli per un valore complessivo di 2 milioni di euro. Gli indagati sono dieci, anche se il primo comunicato della guardia di finanza fa riferimento a quello che viene definito il ’capostipite’ della famiglia di origini rom. 

Già ieri Satti, appena dopo il sequestro effettuato a Pittini di Borgo a Buggiano dalle Fiamme gialle, ha contestato il provvedimento della magistratura pistoiese. «Stiamo attentamente valutando il voluminoso incartamento – dice – ed è in corso la ricostruzione dei redditi percepiti dai miei assistiti da un certo tempo in poi. La guardia di finanza parla di vincite accumulate in competizioni ippiche per 3 milioni di euro. Anche questo dovrà essere verificato, soprattutto cosa significa ’negli ultimi anni’. Comunque non vedo perché i Levacovich non possano aver investito tali notevoli vincite, peraltro tutte alla luce del sole e già tassate alla fonte, in beni mobili e immobili. La famiglia peraltro ha avuto anche altre fonti di reddito non provenienti dall’ippica, come dimostreremo».  

La strategia difensiva punta anche a dimostrare i beni sequestrati, in tutto o in parte, sono stati acquisiti con soldi guadagnati prima dell’entrata in vigore del decreto legislativo alla base della motivazione della «misura di prevenzione patrimoniale antimafia», come recita l’ordinanza giudiziaria. Tale decreto n° 159 porta la data del 2011. «Non bisogna dimenticare – aggiunge l’avvocato Satti – che questa famiglia è attiva nell’ippica da decenni e quindi si può parlare di redditi prolungatisi nel corso di diversi anni».

All'interno delle proprietà sequestrate i Levacovich dispongono sia di scuderie per ospitare 15 cavalli da corsa che di una pista con fondo in sabbia per gli allenamenti. Una struttura insomma professionalmente dedicata al trotto, al momento tolta alla loro disponibilità. I cavalli sono rimasti per adesso nello loro stalle per non sottoporli a inutili stress da trasferimento in altre strutture.