Vittima dell’alluvione o di una setta? Tante ipotesi sul cadavere nel Magra

Si infittisce il ‘giallo’ sul corpo senza vita trovato in località Chiesaccia, a Villafranca

Vigili del fuoco e investigatori sul luogo del  ritrovamento: nella sponda fangosa si intravede una gamba (foto di Pasquali)

Vigili del fuoco e investigatori sul luogo del ritrovamento: nella sponda fangosa si intravede una gamba (foto di Pasquali)

Massa Carrara, 30 maggio 2016 - Un mistero in piena regola, nel quale al momento ci si può muovere solo per ipotesi. E con ogni probabilità non sarà nemmeno l’autopsia in programma stamani, a fare piena chiarezza sul ritrovamento del cadavere avvenuto l’altro pomeriggio sulle sponde del Magra a Villafranca. Impossibile al momento dare un nome o un’età all’uomo trovato sepolto nella melma da tre giovani sulle sponde del fiume a Chiesaccia. Dal fitto riserbo degli inquirenti emerge comunque che sul corpo non sarebbero state trovati segni di violenza, almeno in superficie. L’altro dato sul quale si lavora è che il corpo era lì da tantissimo tempo, forse anni: magari dal lontano 2011 data della disastrosa alluvione causata dalla violenza del Magra e, forse, altri fattori ora all’esame del processo in corso in tribunale.

Da qui l’ipotesi: il corpo potrebbe essere quello di una persona travolta dalle acque esondate dal Magra, con ogni probabilità un extracomunitario (o un senza fissa dimora) solito accamparsi in ricoveri di fortuna nella boscaglia intorno al greto del fiume. Non avrebbe quindi nemmeno avuto il tempo di mettersi in salvo di fronte all’ondata di acqua e fango arrivata dal fiume. E trattandosi di un clandestino, nessuno ne ha mai denunciato la scomparsa a distanza di così tanti anni: in tutta la Lunigiana tra l’altro non risultano denunce per persone scomparse: se così fosse si tratterebbe della terza vittima causata dall’alluvione. Solo ipotesi al momento sulle quali stanno indagando i carabinieri della compagnia di Pontremoli.

L’altra pista è decisamente più inquietante e va a sfiorare l’ombra del fenomeno delle «messe nere», già emerso nel corso degli anni passati in Lunigiana dove in passato non sono mancati i segnali della presenza di riti esoterici, a cominciare dal ritrovatamento di «strani oggetti» all’interno della cappella mortuaria del cimitero di Casola. E a distanza di 20 anni non è mai stata piena chiarezza sulla morte di Fabio Rapalli, imprenditore dell’Oltrepò pavese trovato impiccato a un albero in un bosco di Pontremoli nel settembre del 1996. L’ipotesi del suicidio non ha mai convinto del tutto gli inquirenti, ma dopo anni di indagini non è mai emerso nulla che potesser realmente far pensare a qualcosa di diverso. Così l’inchiesta è stata archiviata definitivamente. Da qui il dubbio: il morto di Chiesaccia a che fare con messe nere e riti satanici? Perchè è morto? E soprattutto, chi era e che ci faceva lì? Un giallo in piena regola che potrebbe trovare una soluzione nei prossimi giorni.