Nuovo Anfiteatro, assolto il dirigente comunale

"Il fatto non sussiste". Nessun reato a carico dell'architetto Mauro DI Bugno per piazzale Verdi

L'architetto Mauro Di Bugno

L'architetto Mauro Di Bugno

Lucca, 16 febbraio 2017 - «Assolto perché il fatto non sussiste». Questa la formula con cui il giudice Stefano Billet ha scagionato da ogni accusa il dirigente comunale Mauro Di Bugno, al processo che verteva sul contestato progetto Piuss di piazzale Verdi, poi azzerato dal Comune. Una vicenda iniziata il 19 gennaio 2014 con un avviso di garanzia. All’architetto Di Bugno, all’epoca dirigente del settore pianificazione e gestione del territorio, veniva contestata una presunta falsa attestazione della conformità al regolamento Urbanistico del progetto legato al nuovo Anfiteatro di piazzale Verdi, che sarebbe stato in contrasto con il master plan delle Mura urbane. Inoltre, di aver falsamente attestato l’accoglimento delle osservazioni sulla variante straordinaria al Regolamento urbanistico di salvaguardia del Piano strutturale evidenziate dal Collegio geometri, Ordine degli architetti e Provincia, tali da indurre in errore il consiglio comunale che adottò la delibera n.19 del 15 marzo 2012, approvando definitivamente la variante. Il tutto per non inficiare la mega operazione degli 11 progetti Piuss e nello specifico, in piazzale Verdi, per assicurare al Comune i 3 milioni di contributo della Regione sul costo complessivo di 5 milioni e 300mila euro.    Ma in realtà, come ha stabilito il giudice, l’operato del dirigente comunale (per l’altro dirigente coinvolto, l’architetto Maurizio Tani, c’era stato già il non luogo a procedere del gup nel giugno 2014) era stato corretto. Nessun reato, insomma in quel progetto urbanistico.   «Esco da un incubo durato oltre tre anni – commenta Mauro Di Bugno, ora dirigente del settore Ambiente – e finalmente viene riconosciuta la mia innocenza. E’ una vicenda che mi ha segnato molto. Nel dicembre 2015 ho avuto anche un intervento per due by-pass al cuore, un problema che collego alla situazione di grave stress psicofisico che ho dovuto affrontare. Ringrazio la mia famiglia, e i veri amici che non mi hanno mai abbandonato. Ringrazio anche questo processo, paradossalmente, perché mi ha consentito di distinguere le persone sincere dagli opportunisti che poi ti girano le spalle. E’ stata una cartina al tornasole sulla sincerità di chi avevo intorno. Adesso c’è una sentenza che arriva a tre anni dalla contestazioni, a stabilire che questo processo era sostanzialmente inutile. Quando conoscerò le motivazioni del giudice, valuterò con i miei avvvocati il da farsi».   L’indagine prese avvio dalle accuse mosse da Governare Lucca in sede politica, successivamente confermate in sede giudiziaria, circa presunte illegittimità che avrebbero caratterizzato sia il progetto definitivo del Nuovo Anfiteatro in piazzale Verdi che le successive adozione ed approvazione della Variante Straordinaria di Salvaguardia del Piano Strutturale. «Tali accuse, già demolite dal gup che prosciolse l’architettoTani (anch’egli originariamente coinvolto) – affermano i difensori di fiducia, avvocato Lodovica Giorgi e avvocato Giancarlo Altavilla – hanno trovato oggi piena confutazione dinanzi al giudice del dibattimento. All’epoca presentammo istanza di rito immediato, che ha permesso di saltare l’udienza preliminare e accedere direttamente alla fase dibattimentale del processo. La scelta fu dettata dalla piena fiducia che l’architetto Di Bugno accordava alla magistratura e nella volontà di giungere speditamente alla conclusione del processo, certo della legittimità del suo operato».   «L’architetto Di Bugno, – proseguono i difensori – che ha sempre reclamato non solo la propria innocenza, ma prima ancora la piena correttezza amministrativa del proprio operato, solo per evitare potenziali imbarazzi all’amministrazione, si dimise da Responsabile Unico del Procedimento per l’intervento Piuss di piazzale Verdi. Inutile dire come ciò non solo lo abbia danneggiato sotto il profilo professionale, ma gli sia anche pesantemente costato in termini personali e familiari; ricordando in particolare anche i brutti momenti passati a fine 2015 per i grossi problemi di salute scontati a causa dello stress psicologico per la vicenda processuale. A questi incommensurabili danni, senz’altro irrisarcibili, l’architetto Di Bugno si augura che la politica voglia quantomeno dare ristoro in termini di onore ed immagine pubblica».