Bancarotta eccellente, nei guai l'ex presidente del Livorno

Sequestrati tutti i beni di Salemmo e figli

Guardia di Finanza

Guardia di Finanza

Livorno, 25 maggio 2017 - L’EX PATRON del Livorno Calcio Paolo Salemmo (ha presieduto la squadra amaranto nel 1988) ed i figli Luca ed Alessio sono finiti nel mirino della guardia di finanza dopo il fallimento delle loro due società di costruzione edile. Le Fiamme Gialle su ordine della procura della repubblica hanno eseguito il decreto, emesso dal gip tribunale Fabrizio Nicoletti, per il sequestro preventivo di denaro. A tutti e tre sono stati contestati i reati di bancarotta fraudolenta per distrazione e sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte di ingenti somme di danaro di cui 350mila euro contenuti in due cassette di sicurezza intestate a due degli indagati dei quali uno non risultava che abbia mai presentato le dichiarazioni dei redditi, l’altro invece ha dichiarato redditi irrisori. Il pm Massimo Mannucci ha coordinato le indagini. I militari della fiamme distaccati alla sezione di polizia giudiziaria della procura si sono messi a lavoro nel 2016 dopo il fallimento di due società riconducibili alla famiglia Salemmo. Sono fallite rispettivamente il 20 aprile e 26 novembre 2015. Grazie poi all’incrocio di dati riferite alle due società i finanzieri hanno raccolto prove sufficienti che hanno permeso nel febbraio 2017 di eseguire perquisizioni domiciliari nei confronti degli indasgati e fuori Toscana. Questo ha permesso di sequestrare 370 mila euro in contante, di cui 14 mila euro nelle abitazioni dei Salemmo e circa 350 mila euro contenuti in due cassette di sicurezza intestate a due degli indagati. Le somme in contanti contenute nelle cassette (da 20, 50, 100, 200 ma anche dal taglio da 500 euro) erano custodite all’interno di diverse buste con alcune indicazioni scritte a mano.

I SUCCESSIVI accertamenti hanno permesso di ricostruire l’origine di parte del denaro: con molta probabilità sono il frutto di distrazioni per circa 200 mila euro attribuibili ai due fratelli che, dopo la dichiarazione di fallimento delle società, avrebbero proseguito a percepire dagli inquilini il pagamento delle locazioni degli appartamenti di proprietà delle società fallite, occultandoli per lo più nelle stesse cassette di sicurezza. Questa condotta è stata ritenuta rilevante per la procura della repubblica e il gip per giustificare il sequestro probatorio. Infatti occulando così i soldi i titolari delle due società si sono messi al riparo dalla riscossione coatta debiti tributari maturati fino ad ora pari a 700 mila euro e già iscritti a ruolo da Equitalia, riferiti sia alle persone fisiche che alle società fallite.