Bergonzoni a Lerici, sono fiumi di parole

Martedì 12 luglio alle 21.30, in piazza San Giorgio

Alessandro Bergonzoni arriva a Lerici per presentare il suo "Nessi"

Alessandro Bergonzoni arriva a Lerici per presentare il suo "Nessi"

Lerici (La Spezia), 11 luglio 2016 – Fiumi di parole, come la canzone dei Jalisse al Festival di Sanremo 1997? No, meglio definirlo un mare di idee. È Alessandro Bergonzoni, travolgente protagonista martedì 12 luglio alle 21.30, in piazza San Giorgio a Lerici, dell’appassionante spettacolo ‘Nessi’.

Bergonzoni, perché parla di frequenze e di onde?

Proprio in questi giorni, a Bologna, si è svolto un convegno sul tema del ‘Quantico delle creature’, un qualcosa che possa ricordare come la quantistica dimostri che non esistono soltanto gli organi di comunicazione (i giornali, la televisione, la radio, internet e altri), ma anche gli organi di trasmissione. Noi siamo così, trasmettiamo frequenze, siamo organi che esprimono un collegamento con gli altri. Non vi sono soltanto le possibilità comunicative con le persone che vediamo, odoriamo, sentiamo, assaporiamo o magari tramite i media, ma si può prendere posizione, attraverso la posizione del corpo, il movimento. Basta spostare le mani o gli occhi ed entrare in frequenza con persone che in quella posizione vengono invocate. Un piede messo in strada, può farci mettere in frequenza con quelle che sono state investite. È un racconto, non una tesi, avallato da quanto la fisica quantistica sta spiegando.

Si ride, si piange o si riflette, durante ‘Nessi’? E poi quando finisce lo spettacolo?

Quando ‘cala il sipario’, non si torna più a casa. La gente la vede come una cosa rara, ma come capita in altri momenti, si possono fare più cose insieme. Tutti, anche nei talk show, invece, ci hanno abituato a separare, il comico dal tragico, il felice dal triste, l’uomo dalla donna. Ma qualsiasi cosa è collegata. I casi Regeni e Cucchi ad esempio, quale ministero interessano? Quello degli Esteri o della Pubblica istruzione, della Cultura, della Giustizia o della Sanità? Se non c’è un riconoscimento del delitto di tortura, è perché non si collega niente, perché andrebbe cambiato una legge dal punto di vista politico. Non sono un profeta, al massimo sono un testimone ed il pubblico deve smettere di essere solo un semplice pubblico, per trasformarsi in testimone. Altrimenti parleremo di ‘cultura colluttoria’, attraverso la quale ti sciacqui la bocca senza nutrirti, come quando vai ad un festival di Filosofia, ti emozioni e dimentichi tutto il giorno dopo. Il filosofo, il teologo, lo devi divenire tutti i giorni. In definitiva, quando è finito il mio spettacolo, il pubblico può cambiare, perché ha visto qualcosa di diverso, da cui cominciare.

Si sente snob nella scelta di preferire il teatro, al cinema e alla tv?

Essere popolari non significa essere molto conosciuti. Ho comunque una buona esposizione, lavorando da circa venticinque anni, facendo settanta/ottanta spettacoli all’anno e scrivendo libri. Se con ‘snob’ si intende che io sia per pochi, quello assolutamente no. Se ‘snob’ significa che occorra fare un po’ di fatica per andare a teatro, ma si concepisce il teatro come un luogo dove si pensa ‘vado lì, almeno mi svago, smetto di pensare’, allora sì, sono snob.

La parola può essere un’arma?

Checché se ne dica, non è niente se non è collegata al pensiero. Le parole sono come mattoni, ma quando guardi una casa non fai apprezzamenti su di essi, ma sull’estetica in generale, altrimenti è solo cruciverbismo. Sono le parole che giocano con noi, che ci chiedono di essere lette, essere messe in correlazione e tradotte nel significato potentissimo che hanno.

E dei social network cosa ne pensa?

Su Facebook e su Twitter, dove non sono presente, ‘vedo’ al massimo un quattordicenne, non attori, filosofi e pensatori contenti di possedere tanti follower. Non riesco a immaginare persone di cinquant’anni sui social, visto che non generano amicizia, ma pura ‘pornografia’. La rete di Internet? Può servire per creare connessioni, per scopi positivi, come quando si mettono in relazione personaggi di ogni sfera e si aiuta a curare un tumore, ad esempio, come per il libro di Salvatore Iaconesi che sto andando a presentare.

Cosa ama del mondo di oggi?

Amo il mondo, ma non inteso come nazione, perché a me interessa il cosmo, la parte celeste, quello che non conosciamo, il mistero, la potenza inespressa, l’arte non relegata nei musei. Cosa non sopporto di oggi? L’umanità, poiché amo la sovrumanità. Sono ‘stanco vivo’, non arrabbiato. Noi siamo ‘dei’ e ce lo siamo dimenticati.

E il futuro?

Arriveremo per disperazione a cambiare la vita, non certo per rivelazione. Torneremo alla natura, così come quando si passa alla medicina alternativa, solo perché la medicina ufficiale non ti dà più speranze.