Bengalesi, indiani e cinesi: i nuovi "vu’ comprà" da spiaggia

Bagnanti divisi: c’è chi tollera e chi sa come difendersi dal "pressing"

Commercio abusivo tra gli ombrelloni

Commercio abusivo tra gli ombrelloni

Grosseto, 23 luglio 2016 - PASSANO da un ombrellone all’altro, claudicanti per il peso della merce che hanno in mano, in testa e sulle spalle. Si guardano attorno con circospezione perché sanno che la spiaggia di Marina di Grosseto è una delle più controllate della costa tirrenica. Qui pattuglie di vigili urbani, Guardia costiera e Corpo forestale dello Stato non mancano e multe e sequestri fioccano. E allora i «vu’ comprà» tra le Colonie e il porto sono sospettosi, guardinghi. Anche taccuino e macchina fotografica per loro sono una minaccia dalla quale nascondersi. Se i punti «caldi» della presenza dei venditori in città si sono svuotati, al mare la concentrazione dei commercianti abusivi è sensibile. Per i loro affari scelgono gli orari più tranquilli, quelli in cui c’è meno possibilità di imbattersi nelle ronde delle forze di polizia. Passano e propongono le mercanzie più stravaganti, massaggi inclusi. Sono nord-africani, senegalesi, indiani, bengalesi e qualche cinese. I villeggianti li sopportano ob collo torto, oramai sanno come evitarli.

«DA BAGNANTE devo dire che sono davvero pesanti – dice Elisa Bonci – O devi far finta di dormire, o devi indossare le cuffiette del lettore Mp3 e simulare di ascoltare musica; solo così ti lasciano stare. L’errore più grande che si possa commettere stando in spiaggia è dar loro un minimo di confidenza: a quel punto diventa difficile mandarli via. Alcuni, invece, si mettono da una parte e aspettano che qualcuno, magari di passaggio per prendersi un pezzo di pizza al bar dello stabilimento, si avvicini spontaneamente a comprare qualcosa. Ecco, se fanno così non danno alcun fastidio». Ma anche sui «vu’ comprà» gli italiani medi da tintarella possono avere opinioni differenti. C’è chi vorrebbe non essere disturbato e chi, invece, li tollera quasi con piacevole curiosità. Ma mentre questi ultimi spesso concretizzano la loro tolleranza con l’acquisto di qualche ammennicolo, per i primi ti aspetti almeno qualche protesta al bagnino di turno. E invece a quanto pare, no. La protesta resta silente, ingoiata nel proprio intimo. «Quando si sistema la spiaggia si sente qualche bagnante lagnarsi col vicino di ombrellone – racconta Alberto Bartalucci, titolare del bagno Giglio – ma particolari proteste non le registriamo. Questi ragazzi in spiaggia ci sono sempre stati e per noi operatori non sono un particolare problema. Sanno che non devono infastidire i clienti nelle strutture dello stabilimento adibite a bar o a ristorante e solitamente rispettano le regole. Quest’anno mi sembra di vederne di più rispetto al passato; credo sia un effetto della crisi che in qualche modo si riflette anche su di loro. Le forze dell’ordine pattugliano con costanza tutto il territorio e questo contribuisce a mantenere il tutto nel giusto equilibrio».

anfa