Caso Tioxide, sul traffico di rifiuti radioattivi ora indaga l'antimafia

E intanto la Regione "convoca" Asl e Arpat "IN QUELLA FABBRICA C'ERA RADIOATTIVITA'" / L'ARPAT: "LE TELE FILTRANTI ERANO RADIOATTIVE"

Tensione alla Tioxide (Agostini)

Tensione alla Tioxide (Agostini)

Scarlino, 14 ottobre 2014 - "Le indagini sono ancora tutte da sviluppare. D'ora in avanti, l'unico ufficio giudiziario che procederà sarà quello della Procura di Firenze, come ho comunicato al procuratore generale Tindari Baglione, che me ne chiedeva notizia". Lo ha detto il procuratore di Firenze, Giuseppe Creazzo, riguardo l'inchiesta sulla Tioxide di Scarlino (Grosseto), nella quale viene ipotizzato un traffico di rifiuti radiottivi.

L'inchiesta, avviata dalla Procura di Grosseto con l'iscrizione nel registro degli indagati di un responsabile dell'azienda, è stata poi trasferita per competenza alla Dda di Firenze. Riguardo l'indagine, "non posso dire nulla sui procedimenti in corso - ha aggiunto Creazzo - qualsiasi cosa dicessi porrebbe a rischio il buon esito delle indagini, come sempre accade quando notizie riservate finiscono sui giornali".

​Sulla vicenda interviene anche l'assessore regionale all'ambiente e all'energia Anna Rita Bramerini"Siamo pronti con l'assessore Marroni a convocare quanto prima un tavolo regionale al quale parteciperanno anche Asl e Arpat accogliendo la richiesta dei sindacati", ha detto dopo aver ricevuto la lettera delle organizzazioni sindacali della Tioxide di Scarlino in merito al sospetto di contaminazioni radioattive durante il ciclo di produzione. "Condividiamo - aggiunge l'assessore - il livello di preoccupazione espresso dagli enti locali e dai sindacati e confermiamo la nostra disponibilità a incontrarli per avere un chiarimento da parte dell'azienda su quanto è accaduto che riteniamo fatto grave qualora l'inchiesta della magistratura in corso confermasse quanto emerso in questi giorni sulla stampa. Appena venuti a conoscenza della vicenda, abbiamo chiesto a Arpat di tenerci informati sugli sviluppi, pur nel rispetto del segreto istruttorio".

"Arpat - conclude Bramerini - ci ha comunicato che 'i gessi bianchi e i gessi rossi contengono un livello di radioattività inferiore a quello della maggior parte delle rocce, suoli e materiali da costruzione, per cui possono essere allontanati dall'impianto e destinati agli utilizzi specifici senza particolari restrizioni dal punto di vista radiologico, salvo le verifiche previste'. Abbiamo, inoltre, chiesto all'agenzia di integrare i monitoraggi già fatti sui siti per verificare eventuali presenze di radioattività".