Un addio nella gioia, folla ai funerali di mamma Irene

A concelebrare l’esequie c’erano l’arcivescovo emerito di Firenze, Ennio Antonelli, il vescovo di Trapani, Pietro Fragnelli e il vescovo di Grosseto Rodolfo Cetoloni

Lacrime ma anche tanta serenità e gioia per l’ultimo saluto di Nomadelfia a mamma Irene Bertoni

Lacrime ma anche tanta serenità e gioia per l’ultimo saluto di Nomadelfia a mamma Irene Bertoni

Grosseto, 19 maggio 2016 - VEDERE un funerale concludersi a passi di charleston o nelle girandole di una travolgente cumparsita è qualcosa che può accadere soltanto a Nomadelfia, dove le umane lacrime per il distacco si uniscano alla gioia per l’incontro del caro estinto con il Padre Eterno. E questo è uno dei tanti insegnamenti che il padre fondatore don Zeno Saltini ha lasciato al popolo di Nomadelfia: salutate la vita terrena di ciascuno di noi con canti e balli. E a questa regola non si è sottratto neppure l’ultimo saluto terreno alla cofondatrice e prima mamma di vocazione di Nomadelfia, Irene Bertoni, che si è spenta domenica sera a Roma, all’età di 93 anni, nel giorno di Pentecoste. E ieri mattina Nomadelfia e la Chiesa grossetana hanno voluto dare l’ultimo saluto a mamma Irene.

A CONCELEBRARE l’esequie c’erano l’arcivescovo emerito di Firenze, Ennio Antonelli, che conobbe don Zeno e Irene nella seconda metà degli anni ’60, il vescovo di Trapani, Pietro Fragnelli e il vescovo di Grosseto Rodolfo Cetoloni, accompagnato dal vicario generale, don Desiderio Gianfelici, da monsignor Franco Cencioni e da altri parroci. Una funzione religiosa aperta dal canto in cui ritornello recita «La mamma non deve morire mai». Perché se Zeno è stata il fondatore di Nomadelfia, la comunità dove la fraternità è legge, il suo alter ego sono state Irene e tutte le mamme di vocazione, che hanno scelto la «maternità» verginea. La messa è poi proseguita con il ricordo del parroco don Ferdinando che l’ha definita la «coraggiosa capostipite» di Nomadelfia, l’omelia del cardinale Antonelli e poi le preghiere dei fedeli e i pensieri espressi dai figli (in tutta la sua vita Irene ne ha adottati 58) e dai nipoti. Parole semplici come quelle dei bambini delle prime e seconde elementari («Ti mandiamo tanti baci e carezze») e toccanti come quelle del ragazzino che ha concluso il suo pensiero dicendo: «Se oggi ho una famiglia devo dire grazie anche a te». Un rito lungo ma intenso, al termine del quale bambini e bambine di sei-sette anni hanno eseguito in modo inappuntabile un charleston indossando vestiti degli anni Venti. Fuori da Nomdalfia tutto questo sarebbe sembrato surreale ma qui no, perché qui la vita lascia il posto non alla morte ma alla vita eterna e questo basta per gioire, ballare e applaudire un gruppo di bimbetti che chiudono un funerale a rtimo di charleston.