Concordia, con la condanna di Schettino cala il sipario su un disastro epocale

Dalla collisione al parbuckling, fino al trasferimento: in mezzo 180 testimoni e 70 udienze

La Costa Concordia al Giglio in una foto d'archivio

La Costa Concordia al Giglio in una foto d'archivio

Grosseto, 12 febbraio 2015 - SI CHIUDONO con la condanna a 16 anni i tre anni di Concordia in Maremma. Da quella gelida notte del 13 gennaio 2012 a ieri sono passati esattamente 3 anni e un mese. Quando 4mila persone invasero il Giglio e 32 morirono per un disastro marittimo senza precedenti. Incredibile. Impensabile. Schettino, il comandante, fu arrestato con l’accusa di naufragio, omicidio colposo plurimo e abbandono di nave. Inizialmente detenuto nel carcere di Grosseto, il 17 gennaio del 2012 fu poi scarcerato e messo agli arresti domiciliari nella sua casa di Meta di Sorrento, in provincia di Napoli. Il 10 aprile dello stesso anno, il 2012, la Cassazione decise di lasciare Francesco Schettino agli arresti domiciliari. La detenzione domiciliare venne revocata il 5 luglio: a seguito di tale provvedimento, Schettino dovrà osservare l’obbligo di dimora a Meta di Sorrento.

TRENTASETTE mesi e 32 morti dopo, gli inquirenti hanno lavorato a ranghi serrati facendosi largo tra omissioni, polemiche, analisi dei tracciati radar e delle scatole nere. Migliaia di documenti, intorno ai quali hanno lavorato magistrati, difese,spiaggiata, è passata attraverso l’impresa titanica del rigalleggiamento. Al Giglio 500 persone di 26 nazioni hanno lavorato per mesi per il progetto ‘parbuckling’, che ha consentito la rotazione della Concordia di 65 gradi, al fine di poterla trasportare verso il porto di Genova per lo smantellamento. Anche questa volta con i riflettori del mondo puntati sull’Italia, il raddrizzamento del colosso di oltre 114 mila tonnellate di stazza lorda, 290 metri di lunghezza e 36 di larghezza, 70 metri di altezza, 13 ponti, e il successivo traino via mare ha conosciuto un grande successo. Poi la partenza del relitto. La Balena che è tornata a galleggiare prima e navigare poi seppur trainata. In quattro giorni ha raggiunto Genova. Scortata. E ora sta attendendo di essere distrutta definitivamente.

AL GIGLIO c’è ancora da sistemare qualcosina, la pulizia dei fondali ad esempio. Ma la sentenza di ieri mette comunque la parola «fine» in Maremma. Non cancella, certo. Non farà in modo che una simile storia possa essere dimenticata dai gigliesi, in primis, e dalla Maremma tutta. Ma con ieri si è chiuso un capitolo incredibile iniziato il 13 gennaio del 2012 e di venerdì e soltanto per qualche ora non si è chiuso ancora di venerdì e il 13. Dettagli. Briciole di una storia che resterà incredibile, quasi fino all’inspiegabile.