Fiorentina, Miani: il jolly che si inventò Antognoni

Giocava in difesa con il numero 3. Sostituì con onore il Capitano in ospedale: "Ero un incosciente"

Luciano Miani con la maglia indossata per cinque mesi al posto di Antognoni

Luciano Miani con la maglia indossata per cinque mesi al posto di Antognoni

Firenze, 13 settembre 2016 - NEL MERCATO di riparazione di ottobre doveva andare ad Avellino, invece arrivò a Firenze e sostituì addirittura Antognoni per cinque mesi nel campionato 1981-82, quello dello scudetto scippato a Cagliari all’ultima giornata. Luciano Miani era un jolly di centrocampo e si era conquistato una maglia da titolare (la numero 3) proprio in quel Fiorentina-Genoa 3-2, la partita in cui Antognoni rischiò la vita dopo lo scontro con il portiere Martina. «Avevamo appena perso 2-1 a Cesena, io ero andato in panchina e De Sisti, mentre tornavamo negli spogliatoi, mi disse: Luciano, domenica giochi tu. Io dovevo curare il centrocampista più temibile del Genoa, Vandereycken, poi l’infortunio di Antognoni cambiò tutto».    VENTIDUE partite senza sconfitte, ma per Luciano Miani soprattutto 14 gare con la maglia più pesante, la numero 10 del capitano Antognoni. «Nessuno dei miei compagni la voleva indossare, allora De Sisti venne da me e mi chiese se avessi problemi a giocare con il 10. Avrei problemi con il 13 o il 14, risposi io. Sapevo che non potevo neanche avvicinarmi alla grandezza di Antognoni, fui anche un po’ incosciente, ma in quella squadra di campioni riuscii a dare il meglio di me». Miani segnò pure 4 gol, 3 dei quali decisivi. E quando rientrò Antognoni, lui continuò a giocare titolare. Prima con la maglia numero 3 poi con l’8, al posto di Pecci infortunato nelle ultime cinque partite. «Eravamo una grande squadra e una grande società, ma anche una grande famiglia. Ricordo che tutti i mercoledì avevamo la doppia seduta di allenamento e poi la sera andavamo insieme a cena alla trattoria Vittoria». 

POI CI FU quel maledetto 16 maggio 1982, il gol annullato a Graziani a Cagliari e lo scudetto alla Juve, vittoriosa a Catanzaro su rigore. «Tornammo allo stadio e trovammo migliaia di tifosi che ci osannarono nonostante la delusione. Eravamo distrutti, ma ricordo che non ci abbandonarono. Io all’epoca abitavo a Scandicci e un gruppo di tifosi mi accompagnò fino a casa». Furono momenti indimenticabili e infatti a Miani Firenze è rimasta nel cuore. «Vengo dal vivaio della Juventus, sono cresciuto con Paolo Rossi e Marangon, ma la Fiorentina è stata il vero amore. Ancora oggi seguo volentieri la squadra viola, mi piace la sua ricerca del bel gioco e di soluzioni tattiche sempre nuove». Ci fu ancora Juve nel destino di Miani: il campionato successivo Platini gli ruppe il malleolo e da allora Miani non fu più lui.    «AVEVO 26 anni, ero nel fior fiore della mia carriera e cercai di rientrare più in fretta possibile così l’anno dopo andai in B, ad Arezzo. Sbagliai, quando sei in una grande squadra devi anche saper aspettare». Miani oggi vive in provincia di Pescara ed è rimasto nel calcio. Dopo aver allenato squadre Primavera di Venezia, Verona e Chievo, ha fatto la B con il Chievo e la C1 con Alzano e Trento. «Ma se non entri in certi giri, non sfondi. E allora ho deciso di dedicarmi ai dilettanti: per quattro anni ho allenato una società in provincia di Pescara, la Renato Curi Angolana, e ora sono nella squadra dove ho giocato da ragazzino, la River 65 Chieti. Curo il settore giovanile e alleno la prima squadra, che fa l’Eccellenza. Ma a Firenze torno spesso e trovo sempre qualcuno che ricorda Lucianino, l’uomo che sostituì Antognoni». 

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro