Sangue di Stato, milioni di indennizzi. Le Asl toscane pagano 809 vitalizi

A Firenze, Arezzo e Livorno il numero più alto di pazienti risarciti

Un corridoio di un ospedale (Foto d'archivio)

Un corridoio di un ospedale (Foto d'archivio)

Firenze, 14 luglio 2014 - IN TOSCANA al 1°gennaio 2014 sono 809 le persone che beneficiano del vitalizio mensile dovuto ai pazienti affetti da epatiti, hiv, hcb insorte in seguito al contagio da ‘Sangue di Stato’: trasfusioni e/o somministrazioni di emoderivati infetti (o vaccini obbligatori) nel lungo periodo compreso tra gli anni ’70 e i primi anni ’90 quando i controlli su sangue, plasma, emoderivati, e sui donatori, non erano articolati come adesso. 

QUEST’ANNO la Regione erogherà agli 809 pazienti oltre 7 milioni (7.462.423,98) — suddivisi tra le 12 aziende sanitarie locali, più l’azienda sanitaria fiorentina — sotto forma di assegni mensili variabili tra 751 e 841 euro. Cifra a salire in base a 8 differenti livelli di gravità. Il diritto al risarcimento è riconosciuto da una legge dello Stato, la 210 del 1992. Titolo: «Indennizzo a favore dei soggetti danneggiati da complicanze di tipo irreversibile a causa di vaccinazioni obbligatorie e trasfusioni». Dati alla mano, queste ultime sono la stragrande maggioranza: 95% dei casi. Sul versante finanziario c’è però da registrare che a partire dal 2011 il Ministero dell’Economia e Finanze non ha più trasferito alle Regioni le risorse per coprire questa spesa, in seguito al decreto legge 78/2010, convertito nella legge 122 dello stesso anno.

IL NUMERO più elevato di persone che ricevono il vitalizio mensile è nell’area fiorentina (escluso Empoli): 149 (per 1.366.768,50 euro), a seguire la provincia di Arezzo (107, per 982.779,24). Per ottenere il risarcimento i contagiati hanno dovuto presentare ricorso amministrativo all’Asl di competenza e sottoporsi a accertamento da parte della commissione medico ospedaliera composta da medici militari, sede a La Spezia. Media delle domande accolte, il 50%. L’apice delle richieste nel decennio 1995-2005. Tempo medio che intercorre tra domanda e erogazione del vitalizio (dicono), 2 anni. Ma per una pratica del 2008 relativa a una malattia datata 2005, l’erogazione è cominciata quest’anno. Però sono pagati gli arretrati, a partire dalla data della domanda. L’indennità viene aumentata (previa domanda di revisione) in caso di peggioramenti a causa della malattia contratta con trasfusioni ed emoderivati. Ed è reversibile, erogata ai parenti, in caso di morte del malato riconducibile alla patologia.

I RICORSI rigettati dalla Cmo sono stati in molti casi ripresentati alle Asl e da queste girati al Ministero. Ulteriori ‘no’ alle domande hanno indotto tanti a fare causa risarcitoria al Ministero della Salute, ex Sanità. Dunque il numero complessivo degli ammalati da ‘Sangue di Stato’ è molto più elevato. Ma — fa sapere l’Asl fiorentina — manca un database che inquadri per intero questa tragedia italiana, ovviamente culminata in clamorose inchieste giudiziarie. Lo Stato restituisce con il contagocce ciò che spetta ai cittadini, anche per sentenza, anche definitiva. Pure le transazioni procedono a rilento. C’è chi nel frattempo è morto. In ballo ci sono, secondo alcuni legali, risarcimenti per un miliardo di euro. E in più il Consiglio di Stato da poco ha negata la competenza del Tar sui ricorsi contro le transazioni tra Ministero della Salute e danneggiati: la competenza è del giudice ordinario, non di quello amministrativo. Molti avvocati che rappresentano i pazienti cercano allora soluzioni innovative: perfino la cessione del «credito» a banche straniere. O a aziende farmaceutiche in grado di presentarsi all’incasso con ben altro peso specifico rispetto a quello dei singoli cittadini. 

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