Urban garbage art, i rifiuti diventano opere d'arte

L'esperimento di quattro artisti che ogni venerdì sera creano sculture fatte di materiale trovato nell'immondizia

Gli artisti della Urban garbage art accanto a una delle opere

Gli artisti della Urban garbage art accanto a una delle opere

Firenze, 11 gennaio 2016 - Intuizione e rifiuti. Da questa incredibile combinazione nasce la "Uga", Urban garbage art. Un'idea già sperimentata ma la declinazione fiorentina di questo tipo di creazioni è senz'altro una novità per la città. Matteo Catellani, il gallerista di "Puzzle Firenze", Vincenzo Gualano, artista, Lorenzo Bonamassa, artista e psichiatra, Alessandro Giannini, fotografo, e il loro collaboratore Abdulla Maw si ritrovano ogni venerdì sera, da settembre, e, passeggiando per la città, trasformano i rifiuti, soprattutto quelli ingombranti, in creazioni effimere. Le opere d'arte infatti vengono lasciate vicino ai cassonetti, senza creare alcun intralcio agli operatori ecologici, proprio dove la squadra di "stylist del rifiuto" ha trovato il materiale e l'ispirazione. Così da dare un tocco di estro e colore alla strada nonché a stuzzicare la curiosità dei passanti. Al "Puzzle" abbiamo incontrato la squadra della "Uga" e ci hanno raccontato le tappe di questa avventura.

Com'è nata l'idea?

"Una sera passeggiando ho visto una poltrona con degli oggetti appoggiati sopra, vicino a un cassonetto - ci racconta Matteo Castellani, portavoce del gruppo - e mi è venuta l'idea di creare una scultura dai rifiuti e abbandonarla lì".

Qual è il vostro obiettivo?

"Divertirsi senza però far danno. Poi, oltre l'obiettivo di aggregazione e divertimento che comunque è stato raggiunto in ogni uscita, c'è l'utopia di mettere insieme diverse persone che partendo dalla galleria "Puzzle" si sparpaglino in varie parti di Firenze, chi a nord, chi a sud, e diano vita a opere diverse che non vengano buttate via. Anche se in realtà, se fossero riconosciute e mantenute, le nostre creazioni sono comunque composte da materiali soggetti a decomporsi, come il cartone per esempio".

Coinvolgere molte persone significa anche fare confusione. Come si svolge "l'attacco d'arte"?

"Stiamo molto attenti a non dare fastidio a nessuno. Infatti le uscite sono organizzate con tempi precisi: ogni venerdì alle 21.30 partiamo dalla Galleria, siamo almeno in quattro anche perché i rifiuti che trattiamo sono in genere ingombranti e così ci aiutiamo a spostare i materiali per comporre l'opera. Giriamo un po' poi, quando troviamo qualcosa che cattura la nostra attenzione, elettrodomestici, cartoni, pancali, stando bene attenti che non ci siano cartelli indirizzati alla raccolta differenziata, iniziamo a creare. Entro le 23 l'installazione deve essere ultimata. In più lasciamo pulito, molto più di come abbiamo trovato".

Un'ora e mezzo di anima e ingegno:

"Sì, proprio perché ci mettiamo l'anima che a volte dispiace lasciare tutto lì. Ma è questo il nostro lo scopo e, se vogliamo, anche la simbologia di questa corrente artistica rispetto alla realtà: tutto muore e viene consumato rapidamente. E così l'opera: nasce, muore nell'immondizia e noi le diamo un respiro, seppur brevissimo, di resurrezione".

"Dai diamanti non nasce niente... " viene spontaneo pensare che dal rifiuto possa nascere bellezza:

"Sì, ai nostri occhi ci sono materiali che sono la prova concreta di come dal rifiuto possa nascere qualcosa che rifiuto non è e che ci permette di fare qualcosa di bello laddove di bello non c'era niente".

I fiorentini come reagiscono quando vi vedono all'opera?

"A volte si interessano e chiedono informazioni ma qualcuno si è anche arrabbiato. Forse perché anche ai rifiuti ci si può affezionare".

Per chi fosse interessato ad aggregarsi a questa avventura può contattare la Galleria, ecco il sito dove trovare i riferimenti.

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