Maschere e pistola, blitz in gioielleria: "Apri subito la cassaforte o ti sparo"

Colpo in via Scarlatti, rubati oro e monili preziosi. Caccia a tre banditi /

Studenti dell’Istituto Spinelli a lezione d’investigazione scientifica

Studenti dell’Istituto Spinelli a lezione d’investigazione scientifica

Firenze, 4 marzo 2015 - IL FINTO cliente aveva sulla faccia «una maschera da attore, con tante rughe» racconta Tiziana Ugolini, rapinata l’altra mattina intorno alle 9.30 nel laboratorio di oreficeria gioielleria di via Scarlatti 17/r – tra via Benedetto Marcello e via delle Porte Nuove – che gestisce da 25 anni insieme alla sorella Cinzia. Tiziana ha aperto la porta, ha visto da vicino quella maschera troppo grinzosa per essere vera, ormai però era tardi: subito dietro all’«attore» si è materializzato un secondo uomo, un complice, il volto coperto da un passamontagna, soprattutto una pistola in mano tante volte alla signora fosse passato per la testa di cacciare un urlo, di gridare aiuto. Il terzo bandito è rimasto fuori, in macchina, a fare da palo e pronto a premere l’acceleratore a colpo effettuato.

«E’ durato cinque minuti, mi hanno puntato contro la pistola e alla fine mi hanno spinta sul retro e cercato di legare i polsi con delle fascette da elettricista, ma non ci sono riusciti. Comunque non mi hanno fatto male» rassicura Tiziana senza tuttavia minimizzare l’accaduto. La cassaforte era aperta, rapidamente i due hanno arraffato dei preziosi. La Ugolini, 53 anni fino a un attimo prima stava parlando al telefono con un’amica. Comunicazione sospesa in maniera brusca ovviamente, ma non interrotta. Così l’altra signora si è resa conto perfettamente che cosa stava accadendo nel laboratorio di via Scarlatti, e ha chiamato il 113. Le volanti si sono fiondate sul posto, ma dei tre ormai non c’era più traccia. Spariti, volatilizzati probabilmente seguendo un itinerario studiato bene, da giorni.

VERIFICATO le condizioni della donna, gli agenti hanno effettuato i primi rilievi del caso. Qualcuno deve aver preso nota dell’auto dei banditi, un’utilitaria. Forse della targa. I due entrati nel laboratorio di oreficeria gioielleria, parlavano italiano. Non in italiano. Così sembra. Ci sono margini per indagare nel (vasto) panorama di ‘specialisti’ del settore. Magari in licenza premio, o usciti dal carcere grazie all’indulto: non sarebbe la prima volta.

Bottino da quantificare: portati via 5 bracciali in oro, collane, 8 anelli, 2 orologi, 3 paia di orecchini. Più bigiotteria varia e la borsa della titolare.

 

è arrivata su WhatsApp

Per ricevere le notizie selezionate dalla redazione in modo semplice e sicuro