Concordia, via al processo d'appello per Schettino, "Condannatelo a 27 anni"

Palazzo di Giustizia a Firenze accoglie il dibattimento

L'avvocato Senese, difensore di Schettino (New Press Photo)

L'avvocato Senese, difensore di Schettino (New Press Photo)

Firenze, 27 aprile 2016 - E' rimasto nella sua casa di Meta di Sorrento (Napoli), come era stato annunciato. Stamani alla chiamata «Imputato Francesco Schettino», la risposta è stata secca e breve: «assente». E' cominciato oggi al palazzo di giustizia di Firenze il processo di appello per il naufragio della Concordia all'isola del Giglio del 13 gennaio 2012 che causò 32 morti e ingenti danni. E, al termine della requisitoria, il pg Ferrucci ha chiesto una condanna a 27 anni e tre mesi di arresto per l'ex comandante, che in primo grado è stato condannato a 16 anni.

Il pg ha ridefinito le pene per i reati di naufragio, omicidio e lesioni plurimi colposi, abbandono, false informazioni alla capitaneria.

 Schettino ha deciso di non presentarsi anche se è in stretto contatto con i suoi legali, avvocati Saverio Senese e Donato Laino i quali fanno sapere che "Schettino è tranquillo. Tranquillo, come lo si può essere in questi casi". 

Il legale Senese ha spiegato che l'ex comandante non si è presentato per la troppa pressione mediatica: "Schettino non è presente perché auspica che questo processo torni ad essere quello che deve essere, un processo nel quale il centro dell'attenzione sia la ricerca della verità e non l'analisi della sua persona. Sarà presente se la Corte lo riterrà".

Senese ha anche fatto sapere che in un memoriale inviato ai giudici alcuni mesi fa, "ha lamentato questa grande attenzione mediatica che non è mai stata destinata ad eventi catastrofici di analoga portata". "Noi riteniamo che debbano essere approfondite le indagini e serve una serie di approfondimenti peritali. Deve essere dato un incarico di superperizia ai fini di individuare tutte le responsabilità. Ve ne sono gravi - ha concluso Senese - che non sono ascrivibili a Schettino".

L'avvocato Laino fa sapere che insieme al collega Senese hanno chiesto "la totale rinnovazione del dibattimento". La difesa di Schettino, motivando l'appello, insiste sul ruolo del timoniere indonesiano Jacob Rusli Bin. "Andrebbe sentito, ma si continua a non trovarlo, è sparito nel nulla", ha ammesso Laino.

Il pm Alessandro Leopizzi a proposito dei rilievi di appello della difesa di Schettino, sulle responsabilità degli ufficiali e del timoniere in plancia di comando, ha specificato: "Non si dica che la colpa è dell'ufficiale di guardia Ciro Ambrosio", che sostituiva Schettino - mentre era a cena - al comando della plancia. "La colpa è anche di Ambrosio", ha proseguito il pm, ricordando che ha patteggiato per questo. Ma "l'eventuale colpa di Ambrosio non cancella le colpe di Schettino", e "comunque Ambrosio non porta mai la nave fuori dalla rotta" che fu ordinata da Schettino, "lui rallenta l'esecuzione dell'accostata al Giglio, costringendo chi subentrerà a andare più deciso, cioè lo stesso Schettino.

L'ex comandante, durante il processo di primo grado, invece, prese parte a quasi tutte le udienze. Nel primo grado Schettino è stato condannato dal Tribunale di Grosseto ad un totale di 16 anni di reclusione, per i reati di omicidi plurimi colposi, disastro colposo e abbandono di persone minori o incapaci. L'11 febbraio 2015 fu emessa la sentenza di primo grado.

Il processo di secondo grado si svolge davanti al collegio della prima sezione penale di appello, presidente giudice Grazia D'Onofrio, relatore Angelo Grieco, a latere Linda Vannucci. Dopo la relazione del giudice Grieco, il presidente D'Onofrio ha organizzato l'udienza rinviando eventuali richieste della difesa, tra cui eventuali 'rinnovazioni' del dibattimento, con riapertura dibattimentale, a una fase successiva. Il processo è entrato nel vivo con l'esposizione della procura generale, col sostituto Giancarlo Ferrucci, e del pm di Grosseto applicato al processo, sostituto Alessandro Leopizzi. 

Per quanto riguarda i risarcimenti nel processo di primo grado furono quasi tutti chiusi. "Ne restano pochi, ancora aperti, che riguardano per lo più il Comune dell'Isola del Giglio, come parte civili, e i naufraghi rappresentati da un'associazione". Lo conferma l'avvocato Marco De Luca, che rappresenta Costa Crociere.

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