Degrado al piazzale. Rampe a ostacoli, che indecenza. I giochi d’acqua? Un ricordo

Fontane rotte, muri a pezzi, erbacce e rifiuti. Ecco la salita-calvario

La scalinata da piazza Ferrucci a via dei Bastioni: da 3 anni in abbandono

La scalinata da piazza Ferrucci a via dei Bastioni: da 3 anni in abbandono

Firenze, 10 ottobre 2015 - San Niccolò, scalata sulle rampe dell’abbandono. L’ultimo intervento milionario è datato 1955. L’impresa toccò alla giunta La Pira: tirare fuori dalle casse di Palazzo Vecchio decine di milioni di lire e pagare per il ripristino finale del viale dei Colli sfigurato dalla guerra. Nel pacchetto anche il restauro e la messa in sicurezza delle Rampe, il sistema monumentale di vialetti, gradinate, vasche e grotte che sale da porta San Niccolò al piazzale Michelangelo, disegnato dal Poggi come un diadema al collo di Firenze Capitale.

Da quel giorno il tempo si è fermato. A partire dalla scalinata che da piazza Ferrucci si arrampica su via dei Bastioni. Il ciottolato di fiume dei gradini è usurato. Troppo alto il rischio per pedoni. Tre anni fa è scattato l’alt: l’unico tratto percorribile è rimasto il corridoio pedonale ai bordi della salita. Che intanto si è trasformata in un ripostiglio di erbacce, immondizia, cocci e reliquie della movida. Per restaurarla servirebbero 300mila euro e 180 giorni di cantiere. Ma il bando «Florence I Care», dove Palazzo Vecchio l’ha inserita per dare la caccia ai mecenati privati, è andato deserto. Abbandonata anche la prima terrazza che affaccia su porta San Niccolò, in piazza Poggi. Le tre grotte manieriste scavate nella roccia dalle quali dovrebbero zampillare giochi d’acqua, sono spente dai tempi della giunta Renzi. E la vasca è un brodo di melma stagnante.

Le stalattiti scolpite a fine Ottocento invece sono diventate nido per i piccioni. Anche qui il prezzo da pagare per lucidare il gioiello del Poggi è alto: 112mila euro. Stessa storia nella seconda terrazza. Il muretto a secco che regge il sentiero pedonale cade a pezzi e le transenne che sbarrano l’accesso invadono la carreggiata. Va peggio nei sentieri che si arrampicano verso il piazzale, una mini-selva oscura di siepi arruffate, rovi, alberi abbattuti e mai rimossi. Lungo i viottoli, dove la pulizia è affidata ad una coop di servizi, i rifiuti parlano la lingua di chi li butta: fazzoletti con ideogrammi cinesi, birra e resti di pic-nic e pacchetti di sigarette tedesche. L’eredità del Poggi diventa pesante ai piedi della balaustra del Piazzale dove si trovano gli archi che avrebbero dovuto ospitare un sistema di fontane e giochi d’acqua. Oggi la grotta è sbarrata da un cancello. Dietro le inferriate la vetrina di barili abbandonati e longarine in calcestruzzo è uno scorcio da suburra. Per il restauro servirebbero 790mila euro.

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