Firenze, 5 febbraio 2016 - “L’onomastico del Padre” è per la Madonnina del Grappa un'occasione di confronto, di crescita per far fruttare il talento di una storia profonda quale quella di don Giulio Facibeni. Sabato scorso, si è svolta una giornata di riflessione e confronto al teatro “Nuovo sentiero” di Rifredi interrogandosi con lo spirito di don Facibeni su “Cooperazione, povertà e territorio” alla luce dell’esortazione “Evangelii gaudium” e l’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco.
La Madonnina è stata aiutata nella ricerca di nuove vie per nuovi rapporti e nuove forme di solidarietà da don Antonio Palmese, Vicario Episcopale della Diocesi di Napoli, Salvatore Esposito, Presidente della rete “Mediterraneo Sociale” e Leonardo Magnani, Presidente dell’Associazione “don Giulio Facibeni” di Montecatini Terme, con il coordinamento di Andrea Campinoti della Coop “Rifredi insieme”.
Si è avvertita la necessità di superare la logica dell’assistenzialismo puro e semplice. Né tappabuchi né rattoppi, quindi, anche per non essere ingannati dalle tre bugie del Novecento, che sono state un po' ereditate dal nuovo millennio: la crescita è infinita, se i ricchi guadagnano di più anche i poveri progrediscono e partecipano della ricchezza prodotta; i diritti sociali e civili sono divisibili e culturalmente contrapposti per cui se hai la giustizia non puoi avere la libertà e se hai la libertà ti devi accontentare dell'elemosina. Una strada individuata come risposta è quella di reti locali di solidarietà, legate al territorio e alla conoscenza reciproca, espressive oggi di “quello che don Facibeni chiamava l’interessarsi e il partecipare dal di dentro ai problemi di chi ci vive accanto”.
La richiesta di aiuti dovrebbe essere recepita come proposta di un rapporto, non come richiesta pura e semplice di risorse. “Ogni piccolo passo nella direzione dell’assunzione di responsabilità da parte di ciascuno possiede la grande forza del simbolo – ha detto don Vincenzo Russo - A questo proposito cito due esempi tra quelli portati al convegno: quello del piccolo studente sconosciuto che il 4 giugno 1989 da solo e completamente disarmato che si parò davanti a una colonna di carri armati a Pechino, in piazza Tienanmen e quello del Vicequestore Maria Teresa Canessa che, a Genova il 27 gennaio scorso, togliendosi il casco antisommossa e dando la mano ad un dimostrante ha scongiurato lo scontro di piazza tra gli scioperanti e polizia”. Anche questi, in modo misterioso ma reale, modi di vivere secondo il motto di don Facibeni: “Abbiamo creduto alla carità”.
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