La forza disarmata dei martiri. A Firenze la loro memoria

Momento di preghiera nella chiesa di Santa Maria dei Ricci

Le quattro suore uccise in Yemen

Le quattro suore uccise in Yemen

Firenze, 23 marzo 2016 - Una capacità di voler bene che matura nella vita. La forza di essere disarmati ma capaci di amore estremo. Una forza come quella di Anselm, Marguerite, Judit, Reginette, le suore di Madre Teresa di Calcutta, Missionarie della Carità, uccise pochi giorni fa in Yemen; come quella di tanti cristiani che hanno scelto una vita con molti amici e senza nemici; come le vittime degli attentati di Bruxelles; come la vita del prete congolese Vincent Machozi, ucciso nella giornata della domenica delle palme.

Una forza debole e tenace che è stata celebrata in una preghiera nella chiesa di Santa Maria dei Ricci, su iniziativa della Comunità di Sant'Egidio, con la partecipazione delle suore di Madre Teresa che vivono a Firenze e di padre Gervais, assunzionista come Machozi, da cui era stato accolto quando era entrato nell'ordine.

Dal Centro internazionale Giorgio La Pira, con Maurizio Certini, la Comissione diocesana per l'ecumenismo, con don Dante Carolla, e da tante altre realtà tante persone hanno voluto, nel cuore della Settimana santa, vincere “quel sonno del cuore – spiega Anna Ajello - che si nutre di indifferenza”. “Il gesto d'amore estremo delle nostre consorelle, l'identificazione con la vita e le sofferenze dei poveri – dice suor Luza – possa portare pace in Yemen, in Siria e in tutto il mondo. Le nostre consorelle erano consapevoli del pericolo ma il loro cuore di madri ha fatto loro scegliere di stare con Gesù, vivere con i poveri”.

“Abbiamo scelto di rimanere con i nostri poveri, là siamo anche noi”, avevano scritto le suore in una lettera letta in santa Maria da suor Gioia. Il vice presidente della Comunità islamica, Mohamed Bamoshmoosh, yemenita, ha mandato un messaggio, ricordando le suore uccise con 18 ospiti dell'istituto – vecchi, malati, inermi - in cui servivano i poveri: “Ho scritto alla Superiora generale delle Missionarie delle Carità perché l'Altissimo ci mandi la Sua Misericordia, apra la coscienza degli uomini e li illumini a comprendere l’errore e l’orrore in cui sono caduti” .

Il terrore, si legge in una nota di Sant'Egidio sugli attentati di Bruxelles, “vuole ferire la convivenza e il sogno di unire paesi e popoli. Vuole inquinare il clima sociale, istillare la paura, portarci a reagire secondo logiche violente che alimentino odio e separazione. Non cediamo a tale progetto. Restiamo uniti. Solo l'unione, quella sognata dai padri fondatori d'Europa, può preservare la nostra vita e il nostro futuro".

Dall'assunzionista padre Gervais il ricordo dei tre missionari del suo ordine Jean Pierre Ndulani, Anselme Wasukundi e Edmond Bamutupe, rapirti nella notte di venerdì 19 ottobre 2012 da un gruppo di uomini armati del Nord Kivu, la regione congolese dove infuria lo scontro tra esercito e gruppi ribnelli appoggiati, secondo diverse fonti, anche da milizie di Paesi confinanti. Sono ormani passati quattro anni e non sono ancora stati ritrovati.

La situazione generale nell'est del Congo “è che ci sono molti movimenti e gruppi armati e la Chiesa è spesso il bersaglio preferito: si vuol fare tacere la Chiesa ad ogni costo perché denuncia le ingiustizie”. Cittadini inermi e disarmati sono stati rapiti e assassinati nei villaggi del territorio della diocesi di Butembo-Beni. Le cause dirette dell'assassinio, nella domenica delle Palme, di padre Vincent Machozi avrebbero radice nella pubblicazione di “articoli recenti e sensibilissimi, che egli ha donato al popolo del Congo per difendere la pace all'interno della sua comunità”.

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