“Non sempre vince Golia”, un grido di speranza per le donne

I proventi del libro di Lucia Teresa Benetti sono destinati al reparto di oncologia pediatrica dell'ospedale Meyer di Firenze. Domani, giovedì 18 settembre, alle 18, la presentazione alla libreria Salvemini (piazza Gaetano Salvemini, 18)

Lucia Teresa Benetti

Lucia Teresa Benetti

Firenze, 15 settembre 2014 -  “Spero che questo libro possa aiutare altri pazienti ad affrontare nello stesso modo di Lucia il percorso della malattia oncologica e che la parola 'male incurabile' non sia più utilizzata per definire questa malattia”. Queste le parole di Francesco Di Costanzo, direttore di oncologia medica a Careggi, nella prefazione dell'autobiografia scritta da Lucia Teresa Benetti dal titolo “Non sempre vince Golia”, Edizioni Erasmo Livorno. “Smettiamola di chiamarlo male incurabile”, ribadisce Di Costanzo, perchè è vero che le cicatrici sono visibili e rimangono a lungo, ma la vita continua e può essere affrontata con spirito ottimistico. I progressi degli ultimi nella ricerca alla lotta al tumore sono stati importanti e consentono di recuperare una buona qualità di vita. Nell'autobiografia vengono trattate le paure, gli stati d’animo, le frustrazioni, i cattivi pensieri ma anche la gioia, la felicità, la voglia di vivere della completa guarigione.

Lucia Teresa Benetti si ammala a Livorno, città dove da poco è venuta ad abitare e dove ha pochi legami e pochissimi amici; deve fare i conti con un tumore che la costringe prima ad un intervento chirurgico e poi alla chemioterapia. Lucia dà un grande valore ai rapporti sociali, agli amici che sono lì ad aiutarla a superare i momenti difficili e soprattutto alla famiglia che vive insieme a lei una lotta ed un impegno quotidiano. Dopo una diagnosi errata, una bronchite poi rivelatasi un tumore, incomincia la sua battaglia nel corso della quale i medici incontrati assumono un ruolo non solo terapeutico ma di sostegno psicologico. Non secondario il ruolo giocato dalla vicinanza dal marito Carlo e dai figli Riccardo e Giovanni. Il libro nasce quasi come “diario di bordo” per esorcizzare la malattia, un viaggio nel quale i protagonisti sono i familiari, gli amici, gli affetti delle persone vicine: “medicine insostituibili per affrontare un tunnel dal quale devi uscire”. I proventi del libro sono destinati al reparto di oncologia pediatrica dell'ospedale Meyer di Firenze.

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