Le analisi sulla "Pietà di Marcialla" (Germogli)
Barberino Val d'Elsa (Firenze), 9 maggio 2017 - Mattinata di esami con strumenti a infrarosso per analizzare la 'Pietà di Marcialla', il dipinto conservato nella chiesa di Santa Maria a Marcialla (nel Chianti fiorentino), opera che la tradizione popolare riconduce a Michelangelo Buonarroti e su cui il Comune di Barberino Val d'Elsa ha deciso di fare chiarezza promuovendo studi con apparati tecnologici.
«Le molte incisioni che si vedono con gli strumenti sotto la pittura - spiega Emanuela Massa di Art Test Firenze, la società incaricata dello studio hi tech - sono i riporti dal cartone preparatorio dell'opera; si vedono dove la pittura ricalca il cartone». Inoltre, ha aggiunto, «abbiamo notato tanti pentimenti, con spostamenti di dipinto verso il basso, come nella figura del Cristo, dove una gamba e un braccio sono stati ridipinti più in basso rispetto alla prima intenzione. Infine, l'opera non è tutta realizzata come affresco, ci sono parti dipinte a secco».
Le immagini stamani dovranno essere analizzate e ai ricercatori servirà almeno un mese di tempo per redigere la relazione che poi sarà messa a disposizione degli storici dell'arte. Oggi da un esame attento dell'affresco è anche emerso il particolare di una città cinta di mura con torri, al lato della Madonna, forse una specie di 'firma' Tuttavia, come è stato ipotizzato da alcuni esperti andati alla chiesa di Marcialla, tra cui lo storico americano Robert Schoen, sembra molto plausibile che sull'opera possano aver lavorato più artisti in fasi successive. Indizio in questo senso sarebbe la maniera di dipingere le aureole dei personaggi: l'esame odierno ha svelato che sarebbero state realizzate in un modo tipico degli artisti successivi al periodo michelangiolesco.
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