Gli sciacalli della stazione: poveri che rubano ai poveri, guerra fra disperati

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Di notte la stazione si trasforma in un rifugio di disperati e senza casa

Di notte la stazione si trasforma in un rifugio di disperati e senza casa

Firenze, 24 aprile 2017 - I CAPELLI inzuppati nella gelatina, gli occhi vuoti, l’espressione cupa di chi si è fatto le ossa a vivere ai margini. Sono tre i disperati, di fatto degli sciacalli, che quasi tutte le notti fanno su e giù tra i giacigli dei senza tetto, sperando di riuscire a rubare qualche spicciolo, oggetti da poco, qualunque cosa che si possa rivendere per racimolare un po’ di monete. Come lupi si aggirano nei meandri della stazione di Santa Maria Novella per rubare proprio ai barboni, a quell’esercito di uomini invisibili. Trasparenti alle istituzioni e alla gente.

COSÌ hanno fatto l’altra notte quando si sono avvicinati ai clochard, li hanno circondati e derubati. Con passo leggero, hanno approfittato del sonno per rovistare negli zaini, nelle buste della spesa, nelle valigie utilizzate come armadi. Qualcuno si è spinto a frugare fin sotto i cuscini, portando via una manciata di euro, le ciabatte e qualche oggetto personale.

Sono sciacalli – è davvero impossibile definirli diversamente – che aggrediscono e derubano gli ultimi degli ultimi. «Sono italiani, cercano monete per andare a comprare la dose quotidiana», racconta sicuro qualcuno. Si tratterebbe quindi di un branco di tossici, gente troppo affamata di droga per conservare un barlume di ragione e dignità.

E’ LA LEGGE della Stazione. Una legge non scritta ma imposta con la forza, fissata dagli sguardi di chi vive sui marciapiede per pochi euro e dalle regole della strada che cambiano una sera sì e una no. La notte nasconde tutto un mondo, ruvido e spigoloso, forse come mai prima d’ora. «A volte è capitato di essere stati rapinati, la strada è pericolosa, non ci possiamo permettere di abbassare la guardia», racconta uno degli inquilini: 58 anni, ha perso il lavoro quando ne aveva 40. Vive tra la stazione di Santa Maria Novella e quella di Rifredi, si è reinventato tempo fa come pittore di strada. Disegna cartoline, qualche volta gli va bene e qualcuno gliele compra. «Siamo sei o sette – prosegue – che dormiamo accovacciati all’ingresso della galleria commerciale, ad alcuni di noi è capitato di svegliarsi la mattina e non ritrovare più le scarpe o l’elemosina della giornata».

UN BRACIERE di rispetti e buone abitudini calpestate, di pugni e ammucchiate per terra. Dove a rimetterci sono sempre gli ultimi. Per esempio un uomo sulla sessantina, lo presentano come la mascotte del gruppo. Orfano fin da bambino, si è dovuto abituare da subito a vivere senza una casa.

Nonostante i controlli delle forze dell’ordine e del personale delle Ferrovie dello Stato, dopo mezzanotte la stazione raccoglie l’umanità più strana e variegata. Clochard, tossicodipendenti e accattoni, non tira proprio bell’aria. Nemmeno un’anima all’orizzonte, se non fosse per qualcuno che dorme o qualcun altro ubriaco che cerca barcollando di trascinarsi dall’altra parte della strada.

IL GRUPPETTO di stranieri, che un tempo preparava il giaciglio per la notte proprio a ridosso delle fermate Ataf, invece si è spostato di una decina di metri. Santa Maria Novella, porta d’ingresso per 160mila frequentatori giornalieri e 59 milioni l’anno, si lecca ancora una volta le ferite. Di giorno assediata dalla banda di borseggiatori e dai professionisti dell’elemosina insistente che proprio non danno pace e che soltanto una guerra a tutto campo riesce per alcuni versi a contenere. Dagli abusivi e da un incrocio di mani tese in cerca di aiuto. Ma è dopo il tramonto che la stazione di Santa Maria Novella diventa ostaggio dei ‘lupi’. E’ la legge non scritta della notte.

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