Barbiana: maneggiare con cura e con rispetto

Il commento

Firenze, 9 maggio 2017 - E' un luogo che esige silenzio. Bisogna accostarsi in punta di piedi rispettosi del fatto che ogni filo d’erba, ogni albero, ogni sassolino dei viottoli che circondano la chiesa e la canonica-scuola di Barbiana sono un pezzo di Storia, un memoriale della vita di una comunità dove don Lorenzo Milani, isolato lassù con l’intento di farne sbollire le velleità di profeta, ha fatto conoscere al mondo, diventando patrimonio dell’umanità in generale e della Cristianità in particolare.

Il Priore, nei fatti, ha dimostrato come si possa essere “Chiesa in uscita” e al tempo stesso “ospedale da campo”, nel suo caso come pronto soccorso della scuola di chi altrimenti sarebbe rimasto “scarto” della società, quasi sessant’anni prima di Papa Francesco e della sua rivoluzione pastorale via Evangelii Gaudium. Ora però l’omaggio del Pontefice, in occasione del cinquantenario della morte del sacerdote sepolto nella terra consacrata, acquistata da lui pochi giorni dopo essere assegnato a Barbiana, porta con sé l’esigenza di rendere i luoghi accessibili e sicuri, come ogni memoriale, dagli ex lager ai musei più significativi. L’operazione bagni chimici, necessaria anche per accogliere degnamente i disabili, si è scontrata con la fisicità particolare di spazi scoscesi e isolati. Si poteva fare meglio? Essere meno invasivi? Forse sì, ed è legittimo che la Fondazione protesti, ma non si può coniugare Barbiana soltanto al passato remoto. La visita di Francesco è un’occasione storica per rendere ancor più attuale un’esperienza di cui c’è ancora bisogno, nelle periferie non soltanto esistenziali. Così deve prevalere la condivisione rispetto alla divisione, anche su un aspetto logistico peraltro di bassissimo profilo.

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