"Preso a sprangate perché sono gay"

L’uomo ha riportato la rottura del femore ed è ricoverato in ospedale

MALMENATO Bruno Salvatore nel letto di ospedale

MALMENATO Bruno Salvatore nel letto di ospedale

Empoli, 11 novembre 2014 - BRUTTO episodio venerdì sera, intorno alle 23, ad Avane nei pressi del circolo Arci. Bruno Salvatore, personaggio molto noto in città (nell’estate del 2013 a bordo del suo calesse, con due cavalli, portava bambini e turisti in giro per la città) è stato aggredito a seguito di un diverbio con un cittadino straniero.

SALVATORE, empolese di 47 anni, si trova adesso ricoverato al reparto di traumatologia del San Giuseppe con un femore fratturato e una prognosi di 30 giorni.

Transessuale, con un passato legato a problemi di tossicodipendenza, l’uomo da anni sta cercando di lottare contro i pregiudizi nel tentativo di ricostruirsi una vita normale. Dal letto dell’ospedale è lui a raccontare come sono andate le cose.

«Sono stato malmenato per la mia diversità – si sfoga – Prima gli insulti, le offese, poi la violenza». Stando al racconto di Bruno l’aggressore è «uno zingaro che da tempo sosta abusivamente ad Avane col suo camper. Nella zona – dice – lo conoscono tutti. Rappresenta una minaccia per la collettività. Questa volta è toccato a me. Ma cosa ho fatto di male? E’ il mio essere diverso? Ho sempre vissuto la mia omosessualità alla luce del giorno. Mai capitata una cosa simile».

Secondo quanto riporta il ferito, lo straniero ha usato un tubo di metallo per colpirlo. «Gridava, era ubriaco. Mi urlava contro, dicendomi che mi avrebbe bruciato, ammazzato. Perché devo subire certe umiliazioni?».

Salvatore non si è accorto subito del danno subìto. Ha aspettato di tornare a casa, poco distante dal luogo dell’accaduto per poi chiamare i soccorsi.

«Mentre salivo le scale, le gambe hanno ceduto. Abito al secondo piano, senza ascensore. Stare fermo un mese, per me significa perdere l’autonomia e non poter accudire i cavalli, fermi per la cattiva stagione: per me rappresentano il riscatto, la svolta. Io oggi vivo nella legalità: ma come mai, nonostante abbia più volte richiesto l’intervento delle autorità, il mio aggressore era libero di circolare?».

Ylenia Cecchetti