La lezione di Norcia

Il commento del direttore de La Nazione

Pierfrancesco De Robertis

Pierfrancesco De Robertis

Firenze, 25 agosto 2016 - Le risposte più banali non sempre sono le più semplici, e così accade che si scopra adesso come le abitazioni antisismiche costruite a Norcia dopo i terremoti del ’79 e del ’97 abbiano retto, e salvaguardato la cittadina umbra da un nuovo, terribile, destino di distruzione. Semplice, no? Erano case antisismiche e non sono cadute, mentre quelle di Amatrice e Accumoli si sono sbriciolate.

Lo hanno sottolineato ieri la presidente dell’Umbria Catiuscia Marini e il sismologo Enzo Boschi, con l’aria di chi riaffermava una verità sotto gli occhi di tutti e pure nei fatti ignorata. Come dire: in Italia la teoria la sappiamo, la pratica resta sempre sullo sfondo. La domanda che quindi si è fatta Enzo Boschi è semplice: perché a ogni terremoto siamo tutti a stracciarsi le vesti, poi passata la bufera non si passa alla concretezza necessaria per la prevenzione? Siamo coscienti del fatto che l’adeguamento antisismico di un paese ad alto rischio come il nostro è una priorità nazionale? Che la metà delle scuole italiane è costruita senza requisiti edilizi in grado di resistere a un evento di medio livello? La scossa di ieri notte è stata forte ma non fortissima, eppure i morti sono numerosi, eppure paesi interi sono stati rasi al suolo.

Certo, sono paesi antichi, fragili, costruiti nei secoli scorsi alla bellemeglio. Ma gli adeguamenti antisismici si programmano e si realizzano, in particolare per gli edifici pubblici o con esercizi pubblici, tipo l’abergo di Amatrice sotto il quale sono morti in molti. Perché non rendere obbligatoria una riqualificazione urbana, magari concedendo sgravi o contributi? Lì per lì pare una spesa, nel medio lungo periodo un investimento. Ricostruire il reatino costerà molto di più che risistemarlo qualche tempo fa, magari un po’ alla volta. Come è purtroppo accaduto a L’Aquila. Norcia insegna.