La tragedia e l'orgoglio

L'editoriale

Pier Francesco De Robertis

Pier Francesco De Robertis

Firenze, 22 gennaio 2017 - La faccia quasi stupita di un bambino che riemerge da una tomba di ghiaccio come se stesse uscendo da una giostra riconsegna al Paese quell’orgoglio che la terribile slavina di mercoledì aveva seppellito insieme all’albergo in cima al Gran Sasso. Ci siamo stretti intorno a quella faccina infreddolita ma ancor più attorno a quegli uomini che da ore stavano lottando con la natura che si era incanaglita e non voleva mollare la presa. E siamo stati tutti un po’ vigili del fuoco, o volontari del soccorso alpino, e ci siamo detti che in fondo di questa Italia qualcosa da salvare c’è ancora. Nel seguire le cronache dei giorni precedenti non tutto ci era parso fosse filato liscio come avrebbe dovuto, o come avremmo voluto o pensato dovesse andare. Ci è preso anche un dubbio, come giornalisti prima che come cittadini: in momenti di questo tipo fino a che punto è lecito criticare, andare a fare le pulci all’operato delle istituzioni, cercare il cavillo, sollevare la polemica per la polemica? 

Non credere alla prima verità che ci viene spiattellata fa parte del nostro dovere e forse è anche per quello che la gente continua a comprare il giornale, ma la parte dello sciacallo non ci piace. Le immagini di Matteo Salvini che alla ricerca di un po’ di (ulteriore) visibilità va in Abruzzo a scattarsi un selfie e poi si presenta in tv con i doposci avevano in sé qualcosa che in questo contesto di ritrovato orgoglio nazionale ha suonato come stonato. Una stecca.

Ecco, l’effetto della stecca salviniana, in noi e nella gente intorno, ci induce adesso a cercare di riflettere su questo grande sforzo collettivo che il sistema Italia ha fatto per far fronte a una tragedia del destino (perché, al di là dei bimbi salvati sul Gran Sasso, qui si è consumata una tragedia) e a valutare appieno tutte le nostre doti e le nostre potenzialità. Doti immateriali, come il coraggio, lo spirito, lo slancio che il nostro paese riesce ad esprimere assieme alla generosità ealla solidarietà diffuse nei momenti di difficoltà. E doti materiali e tangibili come la capacità di intervenire - purtroppo a eventi avvenuti - con strumenti tecnici e organizzativi nella missione di salvare le persone rimaste sepolte dalla neve.

Quando vogliamo essere i più bravi siamo i più bravi, e i campioni dei vigili del fuoco in azione in questi giorni ce lo hanno dimostrato: capacità di soffrire, perseveranza, fari accesi nella notte, speranza oltre ogni limite, generosità. Le armi in più dell’Italia. Ricordiamocelo.