Un biglietto per la salute

L'editoriale

Francesco Carrassi

Francesco Carrassi

Firenze, 25 febbraio 2018 - Tra le richieste che precedettero e accompagnarono la rivolta del ’68, lo ricorderanno i non più giovani, c’era già quella del biglietto gratis sui mezzi del trasporto urbano. Pareva una delle tante utopie. Anche perché nessuno allora si chiedeva chi avrebbe pagato il conto, dando per scontato che sarebbe stato imputato alla fiscalità sociale. Era quella una provocazione politica. Cinquant’anni dopo si torna a parlare di mezzi pubblici gratuiti come strada ipotizzabile dettata non da una mera provocazione politica, ma da esigenze diverse che vanno dalla tutela della salute, nell’ambito dell’evoluzione del concetto di qualità della vita, alla gestione meno caotica della mobilità urbana, sempre più a rischio collasso. La proposta dei mezzi pubblici gratis è un’idea non nostra ma, come è noto, di recentissima importazione dalla Germania, considerata subito da più parti una strada da percorrere. Anzi presa come pretesto per arrivare ad una svolta epocale. 

Detto che anche in Germania siamo a livello di proposta, in Italia l’idea è accarezzata per almeno tre motivi: contro lo smog nelle nostre città con l’aumento delle affezioni per malattie respiratorie; per fare muovere di più gli italiani poco salutisti e schiavi dell’auto anche per piccoli spostamenti; per sbloccare la poca propensione all’utilizzo dei mezzi del servizio pubblico, certo incoraggiata dai disservizi, dalle tariffe, dai ritardi. Quanto ai costi, per conoscere la praticabilità di una scelta così drastica, i calcoli andrebbero fatti oggi realisticamente mettendo insieme gli introiti da biglietti, i consistenti contributi pubblici e tutti i risparmi praticabili anche sulla sanità. Firenze non fa eccezione e, fatte le debite proporzioni, neanche le altre città della regione. Neppure il ritorno della rete tranviaria nella città del giglio né le corsie preferenziali avrebbero la forza di fare scattare la rivoluzione del traffico ipotizzata in Germania che, se decisa, potrebbe diventare realtà in meno che non si dica. L’Italia rischia di essere colpita, come la Germania, da una sentenza di condanna europea per lo smog. Dal rapporto «Mal’aria 2018» condotto da Legambiente sull’inquinamento atmosferico nelle città emerge un bilancio di luci e di ombre in Toscana: si evidenzia che il trend decennale segnala miglioramenti consistenti specialmente per le temibili polveri fini. Restano situazioni di criticità molto acuta in certe zone della regione. Sul particolato fine e per il biossido di azoto. E’ partendo dunque dallo stato di salute dell’ambiente in cui viviamo, al quale vanno aggiunti gli altri aspetti che incidono sulla mobilità urbana, che si può provare a ipotizzare la possibilità e la portata di un drastico cambio di marcia sulla rete del trasporto pubblico e su quello privato prima che si debba far come al solito di corsa e in stato di emergenza.