Accusato di torturare e uccidere i cani. Bottiglie incendiarie lanciate nel recinto

L’uomo sarà processato: almeno tredici gli episodi contestati

Cani

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Siena, 22 gennaio 2017 - Andavano eliminati. Non importava se con polpette infarcite di viti o di veleno per i topi. Quei cani davano fastidio. Non riposava durante la notte. Abbaiavano troppo, chiusi in recinti e ricoveri. Non era più vita nel quartiere. Così una persona insospettabile – 50 anni, lavoro dipendente, una donna al suo fianco – ha vestito i panni del killer. La procura della repubblica non ha dubbi: è lui il responsabile di almeno tredici episodi inquietanti avvenuti tra l’agosto 2013 e il novembre 2015 alla periferia di un comune del Senese.

Il giudice dell’udienza preliminare ha rinviato a giudizio l’uomo per uccisione di animali (un bassottino è morto) e per incendio doloso. Sì, perché sarebbe stato esasperato al punto da realizzare addirittura bottiglie incendiarie artigianali lanciate poi nei recinti dei cani. Durante le perquisizioni è stato rinvenuto materiale, sebbene di uso comune, compatibile con la realizzazione di quella sorta di molotov.

Una vicenda incredibile che squarcia il velo sul fenomeno delle sevizie nei confronti degli animali che sta assumendo dimensioni crescenti nel Paese. «Tanto sadismo verso cani e gatti in primis – sottolinea il professor Andrea Fagiolini, direttore della Clinica psichiatrica universitaria di Siena – è sovente dovuto ad un’assuefazione alla violenza e alla desensibilizzazione nei confronti della morte a cui social, televisione e cinema contribuiscono presentando una serie di crudeltà in modo sterile».

DUE ANNI di indagini. All’inizio contro ignoti. Aveva fatto scalpore quella bottiglia incendiaria lanciata all’interno del recinto dove c’erano quattro bassotti che, per fortuna, si erano salvati. Chi poteva odiare a tal punto i cagnolini da voler dare loro fuoco? A quali persone recavano fastidio? Due le tecniche usate per cercare di uccidere quegli esserini indifesi e anche altri esemplari: entrare dentro i recinti e lasciare esche avvelenate, addirittura spugne fritte che una volta nell’intestino del cane si gonfiano e creano un blocco. Oppure lanciare, come detto, bottiglie incendiarie. E pensare che il cinquantenne insospettabile lamentava il disagio per via dei cani addirittura in un esposto-denuncia. Alla fine è diventato imputato. Anche se nega ogni responsabilità.