Prestò 100 lire al Pci nel 1946, "le rivoglio con gli interessi"

Viareggio, la battaglia legale della nipote di un militante

Palmiro Togliatti (Ansa)

Palmiro Togliatti (Ansa)

Viareggio, 5 novembre 2017 - Una storia d’altri tempi. Una storia del Dopoguerra, periodo di grandi speranze dopo i grandi dolori e la resa dei conti che stava imperversando in un’Italia dilaniata da molte vicende tragiche non riportate dai libri di Storia. Periodo, comunque, in cui la gente credeva nei partiti e nelle ideologie. Come quelle del Partito comunista italiano, il cui leader Palmiro Togliatti lanciò una sottoscrizione tra i militanti. A distanza di oltre 70 anni una donna viareggina chiede al Partito democratico, subentrato a tutti gli effetti giuridici nei rapporti debitori e creditori del Pci, di restituire la somma che suo nonno ha versato per contribuire alla campagna lanciata da Togliatti. Un prestito a premi cui il ‘partitone’ aveva dato un titolo suggestivo e accattivante: «Per la vittoria della democrazia». Correva l’anno 1946 e il 1° marzo l’allora giovane sostenitore comunista viareggino Giovanni Baldi, che si stava congedando dopo il servizio militare prestato a Savona, sottoscrisse questa obbligazione con il Pci. Altre obbligazioni (del tipo subordinato) dell’Mps erano ancora lontane dall’essere emesse. Quelle del 1946 rappresentavano il simbolo di aiutare concretamente il partito che puntava a vincere le prime elezioni del Dopoguerra. Pochi mesi dopo, il 2 giugno, ci sarebbero stati il referendum su monarchia o repubblica e le prime elezioni politiche che vennero vinte dalla Dc. E versare 100 lire all’epoca era una cifra molto importante per la quale il «compagno» Giovanni fece molti sacrifici.

Nella cartella numero 440791 come nelle altre emesse è specificato che le 100 lire sarebbero restituite alla pari entro il 31 dicembre 1949 al sottoscrittore o ai suoi eredi. Cosa che non è mai avvenuta. Un premio che non è stato mai rimborsato perché il documento che comprovava il prestito non si trovava più. Questo era il cruccio di Giovanni che il foglio l’ha cercato da ogni parte. Invano. E quando oltre trent’anni fa è mancato Baldi se ne è andato col rammarico di aver perso per sempre quei soldi destinati al rilancio dell’attività del partito ma che gli spettavano dopo il bel gesto di attaccamento al comunismo che aveva dimostrato. Solo qualche settimana fa la nipote (figlia del figlio) Claudia anche lei viareggina ma ora abitante a Crotone rovistando tra le cose del nonno nella casa viareggina degli avi ha ritrovato quel titolo di credito intonso, insieme ad altri vecchi ricordi di famiglia.

La signora Claudia si è rivolta al patronato Agitalia di Roma che si occupa di contenziosi del genere. Il consulente nominato dal patronato ha stimato che il titolo - tra interessi, rivalutazione e capitalizzazione – dal 1° marzo a oggi è cresciuto fino a un valore esigibile che ammonterebbe a 4300 euro.

"La donna – spiega Giovanni Rossetti di Agitalia – ha dato incarico alla nostra associazione di recuperare quel denaro chiedendolo al Partito democratico che in base al suo statuto subentra a tutti gli effetti giuridici nei rapporti debitori e creditori del Partito comunista italiano dell’epoca". Agitalia ha già notificato una diffida di pagamento alla Banca d’Italia "che subentra in garanzia in tutti i rapporti di debito-credito dell’epoca". Va bene il sostegno del proletariato ma la famiglia rivuole quella cifra anche per onorare l’atto di «fede» alla falce e martello del compagno Giovanni.