CASO GUERRINA / L’inutile caccia a «Zio Francesco». Verifiche anche su un parroco

Ordinanza di custodia cautelare: ecco quali sono gli elementi nuovi

Graziano portato in carcere

Graziano portato in carcere

Arezzo, 28 aprile 2015 - LUCA FANFANI, l’avvocato del frate, è convinto che «Zio Francesco» chi indaga non lo abbia mai cercato veramente. Sicuri, come scrive ancora una volta il Gip Piergiorgio Ponticelli nella sua ordinanza di custodia cautelare, che si tratti di un personaggio di fantasia, di una figura del teatrino da ombre cinesi messo su da Padre Graziano. Eppure i carabinieri qualche verifica sul fantasma del giallo di Ca’ Raffaello l’hanno fatta davvero. Arrivando alla conclusione che nessuno dei profili individuati fosse quello giusto. Il sottinteso è appunto che non lo fosse perchè non si può trovare riscontro all’immaginazione di chi depista. Sta tutto scritto nell’informativa finale dei carabinieri, quella che è allegata al provvedimento di arresto firmato giovedì da Ponticelli. Che tipo di controlli siano stati effettuati lo dicono gli stessi militari dell’Arma, che sono partiti dall’ipotesi più logica: se uno «zio Francesco» esisteva, bisognava controllare nei tabulati delle telefonate di Padre Graziano quelle con tutti coloro che di nome si chiamano Francesco. Ne sono stati individuati due, uno è addirittura un parroco di un paese del pesarese che il 2 maggio si era sentito proprio con il frate. Niente da fare: questo ennesimo prete con la storia di Guerrina non c’azzecca niente. La seconda verifica ha riguardato invece un amico di Padre Graziano, lo stesso di cui quando era venuta alla luce la fantasmatica figura aveva parlato Chi l’ha visto? Ancora una volta caccia a vuoto: pure lui non può essere lo «Zio Francesco» di cui parla il frate nelle sue confidenze a Padre Faustino. Conclusione dei controlli: siamo di fronte a un personaggio inesistente, anche se Fanfani insiste nel dire che qualche indagine in più andava fatta, che c’è comunque una testimone secondo la quale Guerrina sarebbe salita su un’auto grigia. La stessa di cui parla Padre Graziano con il suo connazionale e parroco, individuandone persino il modello: una Volkswagen, forse una Golf. LE ALTRE NOVITÀ che l’ordinanza cita rispetto al divieto di espatrio riguardano innanzitutto gli incidenti probatori: quelli di Padre Faustino, che conferma in marzo, le confidenze sui Zio Francesco (ma anche a ottobre Ponticelli aveva utilizzato la testimonianza, sia pure resa ai carabinieri e non dinanzi a lui), del prete nigeriano (idem come sopra), di Cristina, la prostituta rumena con cui a dicembre Padre Graziano avrebbe fatto sesso a Perugia, rivolgendole poi un sibillino «Stai attenta», che il giudice interpreta come una minaccia e dunque come un rischio di reiterazione del reato. Ma, obietta l’avvocato, come mai manca fra le intercettazioni proprio questa telefonata? Quasi a dire che forse il tono non era poi così minaccioso. ​IL RACCONTO di Cristina, insieme a un altro incidente probatorio, quello di Bereta, nomade anche lei rumena, anche lei protagonista di una storia di sesso col frate, è pure, secondo Ponticelli, l’indizio della disintivoltura con le donne di Padre Graziano. Che da sola non conta niente ma che può essere interpretata come una conferma del fatto che il rapporto con Guerrina non fosse solo platonico. Fonti di procura ribadiscono quanto sta scritto nella richiesta di arresto: fra i due c’era una relazione. Lo testimonia anche un’altra novità rispetto all’ordinanza di ottobre: la ginecologa nordafricana dell’ospedale Silvestrini di Perugia che parla di come lui le avesse rivolto delle domande sull’aborto. Nessuno pensa che Guerrina fosse incinta, almeno a dicembre 2013, come lei scriverà poi negli sms a lui, ma perchè un sacerdote dovrebbe informarsi della legge 194? Magari era solo curiosità, ma ci sta il dubbio: c’erano rapporti sessuali a rischio? Salvatore Mannino