Un anno fa, l'incubo Etruria: il crac, la rabbia, le inchieste, la quasi vendita a Ubi

Il decreto di risoluzione e le azioni che diventano carta straccia: da allora una storia lacerante. Oggi per l'anniversario il sit in di protesta a Roma davanti a Bankitalia

Manifestazione risparmiatori Banca Etruria

Manifestazione risparmiatori Banca Etruria

Arezzo, 22 novembre 2016 - Vent'anni dopo è il tempo che Dumas Padre scelse per far tornare in azione i tre moschettieri più D’Artagnan. Per Banca Etruria, invece, siamo soltanto a un anno dopo, ma dodici mesi dal decreto di risoluzione che in una cupa domenica di novembre, il 22 appunto, come oggi, segnò la fine del glorioso istituto, risorto poi dalle sue ceneri come Nuova Bpel, sono stati sufficienti per scatenare un terremoto quali raramente le cronache della finanza, della politica e dei palazzi di giustizia ricordano.

L’ultima scossa (e non di assestamento) sono state le lettere di avvio delle sanzioni spedite dalla Consob a 35 ex amministratori e manager della vecchia banca. La prossima potrebbe essere (finalmente) l’annuncio della vendita a Ubi, a un prezzo probabilmente simbolico o quasi. Come a dire che l’intreccio economico e quello di cronaca sono difficilmente distinguibili nel caos primigenio da cui non siamo ancora usciti. La questione più urgente, in questo momento, resta comunque quella della cessione.

Etruria come le altre Good Bank nate dal decreto del governo Renzi e dalle misure collaterali di Banca d’Italia continuana vivere nel regime provvisorio della proprietà in mano al Fondo di risoluzione, in pratica a via Nazionale. E’ una situazione di precarietà che genera instabilità in tutto il sistema bancario nazionale e che oltretutto tiene in fibrillazione la politica, dove il premier ci terrebbe a chiudere una volta per tutte una vicenda che come poche ne ha danneggiato l’immagine, mentre gli avversari continuano a cavalcarla per danneggiarlo, si veda l’ennesima ripresa del caso di papà Boschi (la figlia Maria Elena era fino a quel 22 novembre il ministro più popolare del governo) con le lettere di Consob.

Bene, l’acquisto da parte di Ubi dipende a questo punto da quanto succederà dopodomani a Francoforte nella riunione del supervisory Board di Bce, presieduto dal francese Daniel Nouy. Se la Banca Centrale Europea accetterà il piano di Victor Massiah (modelli di contabilità interni di Ubi e aumento di capitale da 250 a 400 milioni), allora la strada dell’affare dovrebbe essere in discesa. Altrimenti si torna in mezzo al mare.

Sarebbe un bel guaio con banche che come Etruria hanno soprattutto bisogno di certezze. Sarebbe un bel guaio anche per la solidità e la credibilità dell’intero comparto creditizio, pesantemente penalizzato in Borsa nell’ultimo anno, anche dalle conseguenze del decreto, ad esempio la valutazione dei crediti deteriorati al 17,5%. Certo, anche comprasse Ubi, non sarebbero rose e fiori.

Probabilmente Etruria dovrà cambiare nome, probabilmente sarà almeno ridimensionato il centro direzionale, probabilmente ci saranno esuberi di personale da gestire. C’è poi, ed è altrettanto importante, il versante giudiziario, le indagini scaturite dal crac di Etruria e anche le inchieste degli organi di vigilanza. Bankitalia ha già concluso la sua con le sanzioni (salate), Consob si sveglia ora, dopo un sonno durato tre anni. In mezzo c’è il grande buco nero dei piccoli risparmiatori che si sono ritrovati con le subordinate azzerate (250 milioni in fumo) e che solo adesso cominciano a rivedere qualcosa (ma per le loro associazioni siamo appena al 7% dei rimborsi).

Mesi e mesi di proteste e presidi (oggi per l'anniversario il sit in di protesta a Roma davanti a Bankitalia) hanno avuto anche l’effetto di spingere l’inchiesta per truffa del pool di Pm della procura, che adesso mira verso l’alto dei piani nobili della banca. Più c’è la bancarotta che i Vip di Etruria li ha già investiti in pieno. E ancora il conflitto di interessi e l’ostacolo alla vigilanza. La faglia Bpel è in pieno movimento, altre scosse sono possibili e prevedibili. Anche del sesto grado Richter.

di Salvatore Mannino